Milano, 18 dicembre 2025 – La Corte di Cassazione ha confermato la decisione del Tribunale del Riesame di Milano riguardo alle indagini sull’urbanistica milanese, escludendo la sussistenza di indizi di corruzione a carico di Manfredi Catella, amministratore delegato di Coima, e degli altri indagati principali. La pronuncia della Suprema Corte, depositata recentemente, ha rigettato il ricorso della Procura di Milano, che puntava a ribaltare la revoca delle misure cautelari disposta dal Riesame.
Nessun indizio di corruzione: la posizione della Cassazione su Manfredi Catella
La sesta sezione penale della Cassazione, presieduta da Fidelbo con relatore D’Arcangelo, ha sottolineato che gli elementi raccolti delineano un contesto di rapporti “a tratti impropri” dovuti a una “eccessiva vicinanza tra la parte pubblica e quella privata“, ma non emergono prove sufficienti per configurare un accordo corruttivo. In particolare, la Suprema Corte ha evidenziato come i pagamenti effettuati da Coima a favore dell’architetto Alessandro Scandurra per incarichi professionali fossero contabilizzati e documentati, e quindi non configurabili come una illecita remunerazione legata a condizionamenti o asservimenti della funzione pubblica.
La Cassazione ha inoltre rigettato l’ipotesi di corruzione senza accordo, ricordando che non può esistere corruzione senza la prova del patto corruttivo, anche quando si contesta la vendita della funzione pubblica. I giudici hanno stigmatizzato la “fallacia” delle argomentazioni del Gip che aveva collegato i rapporti professionali pregressi tra Catella e Scandurra alla violazione dell’obbligo di astensione e al reato di corruzione.
Il Riesame, e ora la Cassazione, hanno quindi escluso la sussistenza di elementi probatori tali da giustificare misure restrittive personali o interdittive per gli indagati, tra cui anche l’ex assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, l’ex presidente della Commissione paesaggio Giuseppe Marinoni e il manager Federico Pella, per i quali sono state annullate le misure cautelari.

Il contesto dell’inchiesta urbanistica a Milano e le prospettive future
L’inchiesta riguarda presunti rapporti impropri tra imprenditori, componenti della Commissione paesaggio e amministratori pubblici nell’ambito di alcune procedure urbanistiche milanesi. Nonostante la Procura avesse puntato sulla rilevanza delle conversazioni via chat fra assessori, dirigenti e imprenditori, la Cassazione ha ribadito che tali elementi non dimostrano la sussistenza di corruzione, ma solo una “inopportuna vicinanza” tra le parti.
La pronuncia della Suprema Corte rappresenta un ulteriore passo nel complesso iter giudiziario di un’inchiesta che mette al centro il delicato tema della gestione urbanistica in una metropoli strategica come Milano. Non è escluso che la Procura possa ora rivedere le proprie strategie, valutando se chiedere il rinvio a giudizio, modificare le contestazioni o procedere all’archiviazione.
Restano aperti altri profili di indagine, in particolare quelli riguardanti la lottizzazione abusiva, tema su cui si è dibattuto anche a livello giurisdizionale con sentenze recenti del Consiglio di Stato e della Cassazione, in un quadro reso più complesso dalla recente abrogazione del reato di abuso d’ufficio.






