Roma, 29 ottobre 2025 – La Cassazione ha confermato l’assoluzione definitiva di Alex Cotoia, accusato di aver ucciso il padre, Giuseppe Pompa, con 34 coltellate nel corso di una lite familiare avvenuta il 30 aprile 2020 a Collegno, in provincia di Torino. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla Procura generale di Torino contro la sentenza di appello bis, che aveva riconosciuto la legittima difesa putativa del giovane, intervenuto per proteggere la madre da un’aggressione del padre.
Alex Cotoia, sentenza della Cassazione e il percorso giudiziario
Il caso ha visto un articolato percorso processuale: in primo grado, Alex Cotoia era stato assolto per legittima difesa; successivamente, in appello, era stato condannato a 6 anni e due mesi di reclusione. La Cassazione aveva però annullato la condanna, ordinando un nuovo processo di appello. Nel secondo appello, la Corte aveva nuovamente assolto Alex, riconoscendo la legittima difesa putativa, ossia la convinzione ragionevole di trovarsi in pericolo, anche sulla base del clima di tensione familiare caratterizzato da vessazioni, minacce e sopraffazioni da parte del padre.
La Suprema Corte ha sottolineato che Alex non ha agito per odio o rabbia, ma esclusivamente per difendersi fino a quando il padre non è risultato inerme e privo di pericolo. Inoltre, ha confermato che la sua percezione del pericolo era fondata, anche considerando che il padre appariva in uno stato di alterazione alcolica e minacciava la moglie.
Le contestazioni della Procura generale e le prove fotografiche
Nonostante l’assoluzione, la Procura generale di Torino ha presentato un ricorso in Cassazione evidenziando alcune incongruenze nella ricostruzione della vicenda. In particolare, la Procura ha sottolineato come le fotografie della scena del crimine smentiscano la narrazione di una colluttazione furibonda in casa: il soggiorno e la cucina, dove è avvenuto il delitto, risultavano in ordine, con soprammobili e oggetti fragili al loro posto, elementi che contrastano con una presunta lotta violenta.
L’autopsia ha confermato la presenza di 34 coltellate ma ha riscontrato solo un piccolo taglietto sul braccio della vittima, senza ferite da difesa significative. Né Alex presentava ferite. Inoltre, la Procura contesta la veridicità delle testimonianze della madre e del fratello maggiore, quest’ultimo indicato come possibile complice, e ritiene che i graffi sulle braccia del fratello possano essere stati causati dal padre nel tentativo di liberarsi dalle mani di Alex.
La Corte d’assise d’appello di Torino, nel pronunciarsi nuovamente sul caso, dovrà quindi valutare attentamente il contesto famigliare di tensione e sopraffazione, le condizioni psichiche di Alex al momento del fatto, e i riscontri oggettivi emersi dall’indagine, in particolare quelli fotografici e medico-legali, per definire in modo definitivo la legittimità o meno della difesa putativa invocata dall’imputato.






