Nell’ambito dell’inchiesta sulla morte di Liliana Resinovich, un’altra perquisizione è stata svolta a casa di Sebastiano Visintin
Nel quadro dell’inchiesta sull’omicidio di Liliana Resinovich, si è svolta questa mattina una nuova perquisizione nell’abitazione di Sebastiano Visintin, marito della vittima e unico indagato per l’omicidio della donna. L’operazione, disposta dalla pm Ilaria Iozzi, ha avuto come epicentro l’appartamento di via Verrocchio, dove gli accertamenti si sono focalizzati sull’attività di arrotino svolta da Visintin, in particolare sull’analisi dei macchinari e sul loro consumo energetico.
Perquisizione a casa di Visintin: sequestrati oltre 700 utensili
Durante la perquisizione, durata diverse ore, sono stati sequestrati più di 700 arnesi tra coltelli, forbici e cesoie, oltre a un maglione giallo e un paio di guanti in pile. Questi strumenti sono stati accuratamente esaminati per approfondire la posizione di Visintin, sospettato di aver ucciso la moglie il 14 dicembre 2021. Il quotidiano Il Piccolo riferisce che molti di questi utensili potrebbero essere di proprietà di clienti, considerando che Visintin aveva trasferito la sua attività di arrotino dall’ex laboratorio in via Donadoni alla sua abitazione. Alla perquisizione hanno partecipato agenti della Squadra Mobile, della polizia scientifica e due consulenti della Procura.
Il contesto e le ultime novità sulle indagini
La svolta nelle indagini è arrivata dopo che la consulenza medico-legale, affidata all’antropologa forense Cristina Cattaneo e ai suoi colleghi, ha escluso l’ipotesi del suicidio, indicando invece una morte per asfissia meccanica esterna. Il corpo di Liliana fu ritrovato il 5 gennaio 2022 nel parco di San Giovanni, avvolto in due sacchi neri con tracce che hanno suggerito un coinvolgimento di terzi. Visintin, raggiunto telefonicamente, si è dichiarato “tranquillo” e “sereno”, ribadendo di non avere alcuna idea su quanto accaduto e di essere a disposizione della giustizia. Il suo legale, Paolo Bevilacqua, ha definito l’iscrizione nel registro degli indagati un atto dovuto e ha sottolineato l’assenza di prove che coinvolgano Visintin direttamente nel delitto.
Le indagini proseguono tra testimonianze e analisi tecniche, cercando di fare luce su uno dei casi più intricati e controversi degli ultimi anni a Trieste.






