Trieste, 18 settembre 2025 – Proseguono le indagini sul caso di Liliana Resinovich, la donna scomparsa il 14 dicembre 2021 e ritrovata senza vita il 5 gennaio 2022 nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste. In un’intervista rilasciata a Canale 5, Sebastiano Visintin, marito della vittima e unico indagato per l’omicidio, ha risposto alle recenti dichiarazioni di Claudio Sterpin, amico di Liliana, sottolineando che quando sarà il momento “tireremo fuori i nostri assi“.
Caso Resinovich, le parole di Sebastiano Visintin e le tensioni con Claudio Sterpin
Visintin ha dichiarato: “Se Claudio Sterpin ha qualcosa da dire, lo dica agli inquirenti. Noi abbiamo determinate ricostruzioni e aspettiamo che la verità venga a galla“. Riguardo alla natura della morte di Liliana, il marito ha sottolineato che ancora non è chiaro se si tratti di suicidio o omicidio, ribadendo di essere sereno e di non avere alcun coinvolgimento nella scomparsa della moglie. Ha inoltre espresso “disprezzo” verso chi ha rovinato la sua vita e i 32 anni vissuti insieme a Liliana.
Da parte sua, Claudio Sterpin, intervenuto recentemente a Pomeriggio Cinque News, ha difeso la sua relazione con la donna, respingendo le accuse di Visintin. Sterpin ha raccontato che il suo rapporto con Liliana era caratterizzato da gesti affettuosi e comunicazioni intime, come testimoniano alcuni messaggi scambiati pochi giorni prima della scomparsa. Ha inoltre criticato la gestione delle indagini iniziali da parte degli investigatori e si è detto disponibile a essere indagato, ritenendo di non avere nulla da nascondere.
Nuovi elementi nelle indagini: il cellulare e le tracce sui sacchi
Le indagini sulla morte della Resinovich hanno registrato sviluppi significativi anche sul fronte tecnico. Nel novembre 2022, Sebastiano Visintin ha regalato un suo cellulare a una youtuber triestina, Paola Calabrese, che si occupa anche di casi di cronaca nera. Sono in corso accertamenti sul dispositivo sequestrato dagli inquirenti nel settembre 2023 per verificare se contenga elementi utili alle indagini.
Parallelamente, le analisi scientifiche hanno chiarito che l’impronta “guantata” rinvenuta su uno dei sacchi neri che avvolgevano il corpo di Liliana non è stata lasciata da un guanto, ma dalla trama dei jeans indossati dalla vittima. L’esame comparativo ha escluso l’intervento di terzi sui sacchi, mentre altre verifiche sulla Go Pro della bicicletta di Visintin, che avrebbe ripreso il percorso dell’uomo il giorno della scomparsa, non hanno evidenziato novità rispetto all’alibi fornito.
Le indagini proseguono senza esclusione di colpi, con gli inquirenti che continuano a valutare ogni dettaglio nel tentativo di fare luce su un caso ancora avvolto nel mistero.





