Milano, 5 agosto 2025 – Si infittisce il mistero attorno al caso che vede coinvolti Raoul Bova, Fabrizio Corona, la modella Martina Ceretti e l’imprenditore Federico Monzino. Proprio quest’ultimo, al centro dell’inchiesta coordinata dalla Procura di Roma, ha rivelato agli inquirenti dettagli inquietanti: avrebbe consegnato a Corona chat private e audio tra Bova e Ceretti in cambio di mille euro in contanti e il numero di un pusher.
Le rivelazioni di Monzino agli investigatori
Federico Monzino, amico di Martina Ceretti, avrebbe ricevuto i messaggi dalla modella con il suo consenso per poi inoltrarli a Fabrizio Corona, ex fotografo e personaggio televisivo noto per la sua storia giudiziaria turbolenta. Secondo quanto riferito agli agenti della polizia postale, Monzino avrebbe ottenuto da Corona mille euro e il contatto di un fornitore di cocaina. Una circostanza che egli stesso ora nega pubblicamente, ma che emerge dalle sue dichiarazioni investigative. La polizia postale sta approfondendo se quel numero telefonico rappresentasse semplicemente un recapito o se si tratti di un accordo per un credito a base di stupefacenti tra Monzino e Corona.
La pubblicazione delle chat su “Falsissimo” e l’indagine per estorsione
Il materiale riservato è stato pubblicato il 21 luglio sulla piattaforma online “Falsissimo”, gestita da Corona, nonostante il presunto tentativo di Ceretti di bloccare la diffusione. Tutto era iniziato con una serie di messaggi minacciosi ricevuti dall’attore Raoul Bova l’11 e 12 luglio, inviati da una SIM spagnola, in cui si annunciava la possibile divulgazione del materiale compromettente. Bova ha denunciato l’accaduto, ma pochi giorni dopo gli audio sono comparsi comunque online. Da qui è partita l’inchiesta per tentata estorsione, affidata alla pm Eliana Dolce.
Sotto la lente della procura sono finiti Corona, Ceretti e Monzino, anche se nessuno di loro risulta formalmente indagato al momento. Fabrizio Corona ha però respinto ogni accusa, sostenendo di aver agito solo con il consenso dei diretti interessati e di non essere stato a conoscenza di alcuna estorsione.
Intanto, il Codacons ha segnalato al Garante della Privacy la possibile violazione della riservatezza di Raoul Bova, mentre gli investigatori si concentrano sull’ipotesi che il contatto del pusher possa nascondere una rete di rapporti illeciti legati allo spaccio di droga.






