Milano, 22 ottobre 2025 – Prosegue con toni di crescente attenzione e complessità l’inchiesta sulla morte di Ramy Elgaml, il giovane di 19 anni deceduto il 24 novembre 2024 a seguito di un inseguimento con i carabinieri nel quartiere Corvetto di Milano. La Procura di Milano ha nuovamente richiesto al giudice per le indagini preliminari (Gip) una perizia cinematica di lunga durata in incidente probatorio, ritenuta fondamentale per chiarire i contorni di una vicenda ancora avvolta da contrasti e dubbi.
Caso Ramy, la necessità della perizia cinematica
I pm della Procura milanese, Giancarla Serafini e Marco Cirigliano, hanno presentato una seconda istanza al Gip per l’esecuzione di una perizia che dovrà essere condotta “da zero” sull’intera dinamica dell’incidente, superando le analisi contrastanti finora depositate. La decisione arriva dopo il rigetto di una precedente richiesta, evidenziando la necessità di un accertamento tecnico più approfondito e autonomo.
Gli elementi da chiarire sono molteplici e fondamentali: il punto esatto dell’urto tra il veicolo dei carabinieri e lo scooter sul quale viaggiava Ramy, la configurazione e le traiettorie dei mezzi prima dell’impatto, l’assetto dinamico e la distanza mantenuta dall’automobile militare rispetto al motociclo. Al centro anche la valutazione della possibilità per il conducente dello scooter di completare la manovra di svolta senza collisione e se il carabiniere potesse evitare l’impatto con una frenata di emergenza.
Secondo i pm, la perizia potrebbe richiedere più di 60 giorni e comportare la sospensione del processo, coerentemente con la complessità tecnica della materia e con i tempi già sperimentati in relazione alla prima consulenza, consegnata dopo quattro mesi di lavoro.
Le divergenze sulle dinamiche dell’incidente e le indagini in corso
Gli atti evidenziano un contrasto netto tra le consulenze prodotte dalle parti. Da un lato, il consulente della Procura e quello della difesa del carabiniere sostengono che l’impatto sia avvenuto nella fase finale della curva, quando lo scooter, nel tentativo di svoltare a sinistra, avrebbe sbandato verso destra tagliando la strada alla vettura, con quest’ultima che avrebbe frenato al massimo senza poter evitare l’urto. Un contatto precedente sarebbe stato escluso.
Dall’altro, le perizie degli esperti incaricati dalla famiglia di Ramy e da quella di Fares Bouzidi, il conducente dello scooter, indicano un urto già lungo via Ripamonti, prima dell’intersezione, con l’auto dei carabinieri affiancata allo scooter. Inoltre, la Procura sottolinea che il proprio consulente non abbia approfondito adeguatamente il tema della distanza mantenuta dall’auto poco prima dell’impatto.
Il caso ha acquisito grande rilievo pubblico dopo la tragica morte di Ramy Elgaml, un ragazzo egiziano residente in Italia che ha perso la vita durante un inseguimento durato otto chilometri. L’amico tunisino Fares Bouzidi, alla guida dello scooter, è stato condannato in primo grado a due anni e otto mesi per resistenza a pubblico ufficiale e indagato per concorso in omicidio stradale insieme al carabiniere che guidava l’auto militare.






