Milano, 22 ottobre 2025 – Prosegue al Tribunale di Milano il processo relativo alla tragica morte della piccola Diana Pifferi, la bimba di un anno e mezzo abbandonata per sei giorni dalla madre Alessia Pifferi, evento che ha suscitato profondo sgomento nell’opinione pubblica italiana. Oggi, durante l’udienza dedicata al controesame dei consulenti tecnici, è intervenuta Viviana Pifferi, sorella dell’imputata, che ha espresso un chiaro desiderio di chiudere definitivamente questa dolorosa vicenda.
Viviana Pifferi: “Siamo stanchi, è ora di chiudere”

“Spero che sia veloce, che andiamo a casa, che arriviamo al 5, perché siamo veramente stanchi”, ha dichiarato Viviana Pifferi a margine dell’udienza, riferendosi al proseguimento del processo. La donna ha mantenuto una posizione ferma nei confronti della sorella, sottolineando che “la perizia super partes dice che è capace di intendere e di volere, e io non cambierò le mie conclusioni”. Viviana ha poi aggiunto: “Ora ci sono anche quelle tecniche, secondo me è ora di chiudere. Basta parole, i fatti sono questi”.
Come in ogni udienza, la sorella di Alessia ha indossato una maglietta dedicata alla nipote Diana, affermando con determinazione: “La porterò sempre, pronta a tirarla fuori ogni volta che verrà detto qualcosa di ingiusto sulla fine che ha fatto Diana”. Interrogata circa la possibilità di un gesto di riconciliazione con Alessia Pifferi, Viviana ha risposto senza esitazione: “Scuse non se ne sono mai sentite, e io non sono pronta a niente. Vale solo quello che è successo”.
Inoltre, Viviana ha commentato le recenti accuse di solitudine e abusi da parte del padre avanzate dalla sorella Alessia, definendole “la cosa più schifosa emersa in questo processo” e sottolineando come “non ci siano prove”. “Mi sembra chiaro che sia capace di mettere in piedi certe cose. Non c’è più niente da dire”, ha concluso.
Aggiornamenti sulla perizia psichiatrica e il deficit cognitivo di Alessia Pifferi
Parallelamente al processo, è in corso una nuova perizia psichiatrica sulla condizione mentale di Alessia Pifferi, che si era già visto attribuire in primo grado un grave deficit cognitivo. Secondo quanto spiegato dal prof. Massimo Blanco dell’Istituto di Scienze Forensi, il deficit cognitivo si riferisce a limitazioni nelle funzioni mentali fondamentali come memoria, attenzione, ragionamento e problem solving, tutte abilità necessarie per un corretto adattamento sociale e comportamentale.
Nel primo grado di giudizio, il perito nominato dal Tribunale non ha escluso l’esistenza di un possibile deficit cognitivo, ma ha valutato che il funzionamento quotidiano di Alessia Pifferi non escluda né diminuisca la capacità di intendere e di volere al momento del reato. Tale valutazione è stata oggetto di dibattito anche per via della contestata validità di alcuni test psicologici somministrati in carcere.
La nuova perizia si propone di approfondire ulteriormente questi aspetti, valutando non solo le funzioni cognitive specifiche ma anche il funzionamento adattivo nella vita di tutti i giorni di Alessia Pifferi, al fine di stabilire un nesso diretto tra eventuali deficit e la commissione del reato di abbandono di minore che le viene contestato.
Fonte: Sebastiana Risso - Caso Pifferi, la sorella Viviana: "Siamo stanchi, è ora di chiudere. La verità è chiara"






