Roma, 22 dicembre 2025 – A più di quarantadue anni dalla misteriosa scomparsa di Emanuela Orlandi, avvenuta il 22 giugno 1983, e dopo quasi un decennio dall’archiviazione delle indagini del 2016, un nuovo filone investigativo riporta sotto i riflettori un personaggio chiave: Laura Casagrande, l’ex compagna di lezioni di musica di Emanuela, oggi sotto inchiesta per false dichiarazioni al pubblico ministero. La vicenda, ancora avvolta nel mistero, si arricchisce di nuovi dettagli e interrogativi, mentre la Procura di Roma e la Commissione parlamentare d’inchiesta cercano di fare chiarezza su uno dei casi più enigmatici della cronaca italiana.
Le contraddizioni di Laura Casagrande e il ruolo della scuola di musica
La scuola di musica “Tommaso Ludovico da Victoria”, da cui Emanuela Orlandi uscì poco dopo le 19 del fatidico 22 giugno 1983 per poi sparire nel nulla, torna al centro delle indagini. La figura di Laura Casagrande, oggi 56 anni, si fa sempre più cruciale: la sua audizione del 20 giugno 2024 davanti alla Commissione parlamentare è stata giudicata dagli inquirenti e dai commissari piena di contraddizioni, omissioni e inspiegabili vuoti di memoria.
I “non ricordo” più volte ripetuti dalla Casagrande hanno alimentato sospetti e irritazione tra i deputati e senatori, soprattutto riguardo alla sua presunta mancata conoscenza di amiche comuni presenti quel giorno, al cambiamento nelle versioni sul momento e sul luogo in cui avrebbe visto Emanuela, e alla dinamica con cui avrebbe fornito il proprio numero di telefono alla ragazza vaticana. A ciò si aggiunge un episodio che ha destato particolare attenzione: il repentino allontanamento dalla Capitale subito dopo la scomparsa, definito come “vacanze forzate” in Umbria, un trasferimento improvviso che ha interrotto ogni possibile confronto con altri testimoni.
Un possibile collegamento con il fotografo Marco Accetti
L’indagine si complica ulteriormente per l’emergere di un legame potenziale tra Casagrande e il fotografo Marco Accetti, noto agli inquirenti come “l’Americano”. Accetti, riconosciuto da tre perizie foniche come una figura chiave nelle dinamiche legate alla scomparsa di Emanuela, avrebbe fatto riferimento a una ragazza non nominata, ma identificata dagli investigatori come Laura Casagrande, in una memoria consegnata agli inquirenti e alla Commissione parlamentare.
Secondo la ricostruzione di Accetti, la stessa ragazza che nel 1980 restituì la borsa a Antonella Fini davanti alla scuola di via Montebello sarebbe quella che tre anni dopo vide Emanuela per l’ultima volta in corso Rinascimento, proprio il 22 giugno 1983. Questo collegamento, che unisce due episodi distinti ma temporalmente vicini, apre una pista investigativa fondamentale e alimenta il sospetto che Accetti conoscesse Casagrande e si riferisse a lei nei suoi racconti.
Lo spartito musicale e gli indizi nascosti
Uno degli elementi centrali del caso è lo spartito musicale del compositore spagnolo Hugues, ritrovato dai rapitori nel settembre 1983 come prova del possesso di Emanuela. Sulla copertina dello spartito erano annotati, a penna, nomi e indirizzi, tra cui quello di Laura Casagrande. Tuttavia, durante l’audizione emerge una precisazione fondamentale: sull’indirizzo di casa Casagrande compare solo la via, mentre il numero di telefono è scritto accanto al nome di un’altra ragazza, Carla De Blasio. Questo dettaglio, apparentemente marginale, cambia radicalmente la ricostruzione del primo contatto telefonico fra i rapitori e le potenziali testimoni.
L’audizione del giugno 2024, svoltasi a Palazzo San Macuto, ha messo in luce un rapporto superficiale tra Casagrande ed Emanuela, con scambi di saluti e pochi momenti condivisi, ma nessuna vera amicizia. La testimone ha ammesso di aver scritto indirizzo e telefono su un quaderno per uno scambio di cartoline estive, definendo tale gesto “incauto”. Tuttavia, già nelle prime risposte emergono imprecisioni temporali e contraddizioni che non sfuggono alla Commissione.
Le versioni contrastanti di Laura Casagrande e i “non ricordo” sospetti
Uno degli aspetti più controversi riguarda le versioni discordanti rese da Casagrande nel tempo. In precedenti interrogatori con carabinieri e Squadra Mobile, aveva dichiarato di aver visto Emanuela alla fermata degli autobus 70 e 26, mentre nella recente audizione davanti alla Commissione la versione cambia radicalmente: ora sostiene di non averla vista affatto. Ai richiami sui numerosi cambiamenti di versione, la sua risposta è spesso un evasivo “non ricordo”.
Un altro punto critico riguarda le telefonate molto mattutine intercorrenti tra suor Dolores, figura di riferimento della scuola di musica, e la famiglia Casagrande, che la testimone nega con decisione. Anche la memoria sulla modalità in cui Emanuela annotò il numero di telefono, se su spartito o bigliettino, appare frammentata e incerta.
Le “vacanze forzate” e il clima di tensione
Il racconto di un’allontanamento forzato in Umbria, ospite dalla nonna per settimane subito dopo la telefonata dei rapitori, rappresenta un ulteriore elemento di tensione nell’inchiesta. Questo spostamento, motivato come un tentativo di protezione dai riflettori mediatici e dall’assedio di giornalisti e inquirenti, ha prodotto una sorta di scomparsa parallela, rallentando l’acquisizione di informazioni e testimonianze utili.
Durante l’audizione, il clima è diventato via via più teso, con il presidente della Commissione, Andrea De Priamo, che ha minacciato di procedere con l’escussione sotto giuramento, sottolineando come sia difficile “digerire” un totale vuoto di memoria su un evento di tale rilevanza storica per il Paese.
Dettagli investigativi e confessioni inedite
Un particolare apparentemente insignificante, ma di rilievo investigativo, riguarda l’aspetto dei capelli della ragazza vista da una testimone chiave, Raffaella Monzi, poco prima della scomparsa di Emanuela. Monzi ha descritto quella figura con capelli scuri e ricci; Casagrande ha dichiarato di aver fatto la permanente solo dopo quei fatti, cercando così di escludersi dalla scena.
Nel finale dell’interrogatorio, emergono aspetti più personali e umani: la paura, l’angoscia, la fragilità emotiva e le crisi nervose vissute da Casagrande, che ha parlato di un meccanismo di rimozione come difesa psicologica e di un definitivo abbandono della scuola di musica.
Sorprendente è la confessione alla senatrice Pirovano, componente della Commissione parlamentare, con cui Casagrande ha ammesso di non avere la certezza della morte di Emanuela, sostenendo di parlare di lei ancora al presente. Una frase forte, che contrasta con la freddezza mostrata su molti dettagli concreti.
Le parole chiave che hanno dominato l’audizione sono state “buio”, “vuoto totale” e “non ricordo”, a indicare la difficoltà di fare luce su un caso che continua a rappresentare un enigma irrisolto della storia italiana recente. Ora spetterà alla Procura di Roma, in collaborazione con la Commissione, cercare di trasformare questo “buio” in una verità finalmente accessibile.






