Pavia, 18 dicembre 2025 – Si è aperta questa mattina in Tribunale a Pavia l’udienza finale dell’incidente probatorio relativo al caso di Chiara Poggi, la giovane uccisa a Garlasco nel 2007. Tra i presenti anche Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l’omicidio della ragazza, che si è presentato in aula in semilibertà, come confermato dall’avvocato Antonio De Rensis. Prima dell’inizio dell’udienza, Francesco Compagna, legale della famiglia Poggi, ha espresso con fermezza la propria posizione sui risultati delle ultime analisi scientifiche.
Le dichiarazioni del legale Francesco Compagna

Francesco Compagna ha evidenziato un elemento di chiarezza fondamentale emerso dagli esami sui reperti recuperati dalla spazzatura della villetta di via Pascoli a Garlasco: “Il fruttolo è stato consumato da Chiara Poggi, mentre il tè da Alberto Stasi”. Questo dato conferma, secondo il legale, che nei giorni immediatamente precedenti l’omicidio la casa era frequentata esclusivamente da Chiara Poggi e Alberto Stasi.
“Ben vengano gli approfondimenti,” ha aggiunto Compagna, “li abbiamo fatti e siamo arrivati a questi dati. Io sono convinto della colpevolezza di Alberto Stasi.” La dichiarazione si inserisce nel contesto di ulteriori indagini che coinvolgono anche Andrea Sempio, indagato per concorso nell’omicidio della ventiseienne.
Focus sulle prove scientifiche e le controversie
L’udienza di oggi verte principalmente su due macro temi: le impronte digitali rinvenute nella villetta e le tracce di DNA trovate sulle unghie di Chiara Poggi. I periti hanno escluso la presenza di Andrea Sempio nella casa, mentre è stato confermato il DNA di Alberto Stasi sulla cannuccia di un Estathé trovato nella spazzatura.
Il vero nodo riguarda però l’interpretazione del materiale genetico sulle unghie della vittima. La perizia ha consegnato conclusioni che offrono diverse letture: da un lato, Procura e difesa di Stasi ritengono che la compatibilità del DNA con Sempio lo collochi sulla scena del crimine; dall’altro, i consulenti di Sempio sottolineano l’impossibilità di datare o collocare con certezza la traccia genetica, che potrebbe essere il frutto di un contatto indiretto con la vittima o con oggetti toccati da lei.
Questa incertezza scientifica è al centro del dibattito in aula, con la difesa di Sempio che invoca il principio della mancanza di prova certa in assenza di repliche scientifiche. Marzio Capra, genetista consulente della famiglia Poggi, ha condiviso le perplessità sulla validità della traccia, ricordando che già in passato la Corte di Cassazione aveva definito il quadro probatorio nei confronti di Stasi come un “mosaico di prove”.
L’incidente probatorio si configura dunque come un passaggio cruciale nell’indagine, raccogliendo e cristallizzando elementi che potranno indirizzare la Procura di Pavia nella decisione finale, attesa dopo la conclusione delle indagini su Andrea Sempio e la valutazione delle perizie affidate all’anatomopatologa Cristina Cattaneo e al Racis.
In aula, la sfida sarà quella di chiarire i punti critici emersi dalle consulenze scientifiche e di definire con precisione la dinamica di uno dei casi più controversi della cronaca giudiziaria lombarda degli ultimi anni.






