Nel 2015, Alberto Stasi è stato condannato a 16 anni di reclusione per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco nel 2007. L’uomo si è sempre dichiarato estraneo alla morte della fidanzata e nel corso degli anni i suoi avvocati hanno provato a dimostrare la sua innocenza. Mentre le indagini si stanno spostando su Andrea Sempio, amico del fratello della vittima il cui DNA è stato trovato sotto le unghie di Chiara, Stasi continua a scontare la sua pena all’interno del carcere di Bollate, dal quale può uscire grazie a un permesso di lavoro esterno per svolgere mansioni contabili e amministrative.
Gli ultimi sviluppi
L’omicidio di Chiara Poggi è stato uno dei casi più seguiti e discussi in Italia negli ultimi vent’anni. La giovane, di soli 26 anni, fu brutalmente assassinata il 13 agosto 2007 nella sua abitazione, mentre i genitori erano in vacanza. La violenza del delitto, caratterizzata da colpi inflitti alla testa e al volto, ha scioccato l’opinione pubblica. L’arma del delitto, misteriosamente, non è mai stata rinvenuta. A dare l’allerta fu proprio Stasi, che raccontò di aver tentato di contattarla invano prima di recarsi a casa sua per sincerarsi delle sue condizioni.
Le indagini e la condanna
Le indagini si sono rivelate intricate e lunghe. Stasi, all’epoca studente alla Bocconi di Milano, è stato inizialmente accusato, ma la sua posizione ha subito un lungo processo che ha portato a diverse assoluzioni, fino alla condanna definitiva nel 2015. A distanza di anni, il caso ha riacquistato nuova attenzione mediatica dopo che un nuovo indagato è emerso: Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, è stato nuovamente messo sotto inchiesta, alimentando ulteriormente le speculazioni e le discussioni attorno a un caso che sembra non trovare pace.
La vita di Alberto Stasi oggi
Oggi, a 41 anni, Alberto Stasi sta cercando di ricostruirsi una vita nel contesto del sistema penitenziario. Dal 2023, il tribunale di sorveglianza di Milano gli ha concesso un permesso di lavoro esterno, che gli permette di svolgere mansioni contabili e amministrative. Questo nuovo incarico rappresenta un’importante opportunità per Stasi, che ha la possibilità di uscire ogni giorno dal carcere per lavorare, ritornando poi nella struttura penitenziaria la sera. Questo tipo di permessi è generalmente concesso a detenuti che dimostrano un comportamento esemplare e un forte impegno nel processo di riabilitazione.
Le conseguenze legali e le prospettive future
Oltre alla sua condanna penale, Stasi è stato anche condannato a risarcire i familiari di Chiara Poggi, con un totale di un milione di euro per danni e spese legali. Nel 2018, per evitare ulteriori battaglie legali, ha raggiunto un accordo civile, impegnandosi a versare 700mila euro, una somma che ha già iniziato a saldare attraverso detrazioni mensili sul suo stipendio, prima in carcere e ora nel suo lavoro esterno.
Il fine pena di Stasi è fissato al 2030, ma ci sono possibilità di una liberazione anticipata. Infatti, per buona condotta, Stasi potrebbe beneficiare di 45 giorni di liberazione anticipata ogni sei mesi, portando la sua possibile uscita al 2028. Inoltre, nel 2025, potrebbe richiedere l’affidamento in prova, un’opzione che gli consentirebbe di espiare la parte finale della pena al di fuori del carcere, sempre che rispetti le condizioni imposte dalle autorità competenti.
Il caso di Alberto Stasi continua a suscitare interesse e dibattito, non solo per la sua complessità giuridica, ma anche per le sue implicazioni sociali e psicologiche. La figura di Stasi, che si è sempre professato innocente, resta un enigma per molti. La sua vita oggi si svolge in un limbo tra la reclusione e la speranza di una nuova vita, mentre il mistero dell’omicidio di Chiara Poggi resta irrisolto, con nuovi sviluppi che potrebbero riaffiorare nel dibattito pubblico e giuridico.