Roma, 21 agosto 2025 – Il noto showman italiano Stefano De Martino è stato coinvolto in una vicenda delicata riguardante la diffusione non autorizzata di un video privato. Il conduttore televisivo è stato avvisato da un follower della presenza online di un filmato ripreso da un sistema di videosorveglianza, nel quale appariva in atteggiamenti intimi insieme alla fidanzata.
L’allerta e le denunce
Il messaggio di allerta è giunto a De Martino il 9 agosto scorso, mentre il giorno successivo è stata formalizzata la prima denuncia presso il commissariato di Polizia di Porto Cervo, in provincia di Sassari. Il follower che ha segnalato il video ha riconosciuto lo showman grazie ad alcuni tatuaggi visibili nel filmato. La vicenda è attualmente oggetto di indagine da parte di due procure: quella di Roma, che procede per accesso abusivo al sistema informatico, e quella di Tempio Pausania, competente per la diffusione illecita di immagini sessualmente esplicite.
In seguito all’atto depositato, l’avvocato della ragazza, Lorenzo Contrada, ha richiesto il sequestro del sistema di videosorveglianza presente nell’abitazione romana della giovane. I magistrati sardi hanno già disposto il sequestro del dispositivo come misura cautelare.
Le difficoltà nel bloccare la diffusione e il ruolo del Garante
Guido Scorza, componente del Garante per la protezione dei dati personali, ha commentato a Repubblica la complessità della situazione evidenziando che, nonostante siano stati adottati provvedimenti per bloccare la circolazione del materiale su tutte le piattaforme coinvolte, fermare definitivamente la diffusione del video è estremamente difficile. “È troppo tardi per impedire radicalmente la diffusione del contenuto”, ha detto Scorza, sottolineando come spesso i video vengano condivisi su app di messaggistica come Telegram o WhatsApp, dove l’intervento delle autorità è praticamente impossibile.
Il Garante ha aperto un’istruttoria per identificare i responsabili e ha messo in guardia coloro che potrebbero pensare di condividere ulteriormente il video, ricordando che tale azione costituirebbe un illecito. La provenienza delle piattaforme coinvolte, soprattutto se con sede fuori dall’Europa, potrebbe complicare ulteriormente le operazioni di contrasto.






