Roma, 11 settembre 2025 – Prosegue la mobilitazione dei residenti di Casalotti, quartiere periferico di Roma, contro l’apertura del nuovo Centro di Accoglienza Straordinaria (CAS) previsto nei pressi dell’Istituto Comprensivo Boccea 590. Nonostante le proteste e le numerose firme raccolte, le opere per la struttura stanno andando avanti, alimentando tensioni e preoccupazioni in una comunità già scossa da esperienze passate.
Proteste e petizioni: cittadini uniti contro il nuovo CAS

Il comitato spontaneo Casalotti Nostra, nato in risposta alla decisione della Prefettura e del Campidoglio, ha organizzato diverse iniziative, tra cui assemblee, una petizione online su Change.org e sit-in di protesta. Ad oggi, la petizione ha raccolto quasi 900 firme, segno evidente del malcontento diffuso nel quartiere. Annalisa Trauzzola, portavoce del comitato, ha spiegato che i lavori per la realizzazione del centro sono iniziati senza alcun coinvolgimento delle istituzioni locali né della cittadinanza, alimentando un senso di esclusione e sfiducia.
“Noi non siamo razzisti, vogliamo solo servizi adeguati e trasparenza”, affermano i residenti, molti dei quali sono mamme preoccupate per la sicurezza e l’integrazione dei propri figli, che frequentano l’istituto scolastico vicino alla nuova struttura. La scuola ospita oltre mille studenti tra asilo, elementari e medie, mentre il nuovo CAS accoglierà circa 100 persone, andando ad aggiungersi alle 433 già presenti nel centro Enea, operante dal 2018 dopo la chiusura dovuta agli scandali di Mafia Capitale.
Questioni legali e amministrative in corso
Parallelamente alle proteste, la struttura destinata al CAS è al centro di un contenzioso giudiziario tra diverse fazioni della congregazione di frati che ne rivendicano la proprietà. Nonostante questo, i lavori sono proseguiti senza interruzioni, anche durante il periodo estivo, suscitando ulteriori dubbi sulla gestione dell’intervento.
La presidente del Municipio XIII, Sabrina Giuseppetti, ha confermato l’apertura imminente del centro, sottolineando però la mancata comunicazione preventiva da parte della Prefettura e la necessità di coinvolgere maggiormente la comunità locale. “Il quartiere è già saturo e carente di servizi essenziali”, ha detto, evidenziando che l’accoglienza dovrebbe essere accompagnata da progetti di inclusione e non limitarsi alla mera presenza di strutture abitative.
Venerdì 22 agosto si è svolto un incontro in piazza Ormea per informare i cittadini ancora non a conoscenza della situazione e per favorire un dialogo costruttivo tra residenti e istituzioni. L’attenzione resta alta, e la comunità promette di continuare a vigilare con determinazione su un tema che coinvolge direttamente la qualità della vita e la sicurezza del quartiere.
Fonte: Davide Di Carlo - Roma, No al nuovo centro accoglienza a Casalotti: "Non siamo razzisti, vogliamo servizi"






