Nella solenne cornice di piazza San Pietro, Papa Leone XIV ha proclamato santi due figure emblematiche della spiritualità giovanile cattolica contemporanea: Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati. Due giovani vissuti in epoche diverse, legati però da una profonda ricerca di autenticità cristiana, e capaci di incarnare valori di fede, impegno sociale e innovazione.
Chi era Carlo Acutis, “l’apostolo dell’Eucaristia digitale”
Nato a Londra il 3 maggio 1991 e cresciuto a Milano, Carlo Acutis si è distinto fin da bambino per la sua profonda devozione all’Eucaristia, definita da lui stesso “autostrada per il cielo”. Appassionato di informatica, sviluppò un sito web dedicato ai miracoli eucaristici riconosciuti dalla Chiesa, trasformando la sua passione in un’efficace forma di evangelizzazione digitale, che ha raggiunto migliaia di parrocchie nel mondo.
La sua vita, semplice e gioiosa, si intrecciava con l’amore per il prossimo, testimoniato anche dal volontariato e dall’attenzione ai più bisognosi. Colpito a soli 15 anni da una leucemia fulminante, morì nel 2006 a Monza, offrendo le sue sofferenze per il Papa e la Chiesa. Beatificato nel 2020 da papa Francesco, la sua canonizzazione è stata confermata da due miracoli riconosciuti: la guarigione inspiegabile del bambino brasiliano Matheus e quella di Valeria Valverde, giovane del Costa Rica residente a Firenze.
Le sue spoglie riposano al Santuario della Spogliazione di Assisi, meta di numerosi pellegrinaggi, mentre la sua figura è stata definita un ponte tra fede e modernità, un “Frassati milanese” capace di abitare il mondo digitale con l’anima.
Pier Giorgio Frassati, il santo della carità e della montagna
Nato a Torino il 6 aprile 1901, Pier Giorgio Frassati proveniva da una famiglia della borghesia torinese. La sua esistenza, seppur breve (morì a 24 anni per meningite fulminante), è stata un esempio luminoso di impegno sociale e spiritualità profonda. Attivista nell’Azione Cattolica e nella Conferenza di San Vincenzo de’ Paoli, dedicò la sua vita all’aiuto degli emarginati e degli ammalati, spesso in modo discreto e nascosto.
Amante della montagna e dello sport, Frassati vedeva nelle escursioni un modo per avvicinarsi a Dio. La sua vita, ispirata al motto “vivere, non vivacchiare”, ha lasciato un’impronta forte nella comunità torinese e nel mondo cattolico, tanto da essere beatificato da Giovanni Paolo II nel 1990. I due miracoli che hanno portato alla sua canonizzazione riguardano guarigioni inspiegabili avvenute negli anni ’30 e nel 1986.
Una doppia canonizzazione per parlare ai giovani del terzo millennio
La scelta di canonizzare insieme Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati riflette la volontà della Chiesa di proporre modelli di santità giovani e universali, capaci di dialogare con le sfide attuali. Da un lato, Acutis rappresenta la santità nell’era digitale, capace di evangelizzare attraverso le nuove tecnologie; dall’altro, Frassati incarna l’impegno sociale, la carità operosa e la spiritualità vissuta nella vita quotidiana.
La loro festa cade nel giorno della Natività della Beata Vergine Maria, sottolineando il legame tra tradizione e innovazione. La comunità del Cilento è particolarmente in festa, dato che la madre di Carlo Acutis, Antonia Salzano, è originaria di Centola, mentre a Salerno risiedono ancora i suoi familiari. Questo evento rappresenta così un momento di gioia non solo spirituale, ma anche territoriale e culturale.
La canonizzazione viene letta come un messaggio forte e attuale: due santi giovani che non sono eroi lontani, ma fratelli maggiori che indicano la via per vivere con autenticità e generosità in un mondo complesso, intrecciando fede, cultura, tecnologia e impegno sociale.






