Bologna, 3 dicembre 2025 – È stata emessa ieri mattina dal Tribunale di Forlì una sentenza di primo grado che condanna un carabiniere di 47 anni a cinque anni di reclusione per i reati di violenza sessuale e concussione. Il procedimento si è svolto con rito abbreviato condizionato ed è stato seguito dalla giudice Elisabetta Giorgi e dal pubblico ministero Andrea Marchini.

Carabiniere condannato per violenza sessuale: i fatti e la dinamica dell’accusa
L’episodio risale all’agosto 2023 e ha avuto luogo in una caserma dei carabinieri nel territorio del Cesenate, dove l’imputato era in servizio. Secondo l’accusa, il carabiniere avrebbe convocato una donna di 30 anni presso la caserma con il pretesto di effettuare una pratica riguardante la sospensione della patente richiesta dalla Prefettura. Tuttavia, l’uomo avrebbe preteso da lei prestazioni sessuali, “offrendo” in cambio favori istituzionali: evitare la decurtazione di punti sulla patente di un parente e non procedere contro il fratello della giovane, noto alle forze dell’ordine.
Il carabiniere ha sempre respinto l’accusa di violenza sessuale, sostenendo che il rapporto con la donna fosse stato consensuale e negando ogni forma di coercizione. Dopo la denuncia della vittima, il militare è stato sospeso dal servizio.
La difesa e le reazioni
Il pubblico ministero aveva richiesto una pena di sette anni e un mese, mentre la difesa, rappresentata dagli avvocati Alessandro Pinzari e Piero Porciani, ha evidenziato che la presunta vittima ha presentato altre tre denunce per tentata violenza sessuale nel corso del 2025, tutte nei confronti di persone diverse. Gli avvocati hanno inoltre sottolineato che il procedimento si basa esclusivamente sulle versioni contrastanti delle parti, senza testimoni a supporto.
La giovane, che non si è costituita parte civile, è stata sottoposta a perizia psicologica che ne ha confermato la capacità di intendere e di volere. La difesa ha annunciato l’intenzione di presentare ricorso in appello non appena saranno rese note le motivazioni della sentenza.
Il carabiniere, fino a oggi, non aveva mai avuto procedimenti disciplinari né atteggiamenti violenti in passato ed ha ammesso l’esistenza di un rapporto sessuale consenziente con la donna, pur consapevole delle conseguenze che ne sarebbero derivate.






