Campobasso, 29 dicembre 2025 – Un dramma familiare ha scosso la comunità di Pietracatella, piccolo centro in provincia di Campobasso, dove madre e figlia, Antonella Di Ielsi, 50 anni, e Sara Di Vita, 15 anni, sono morte a poche ore di distanza a causa di una sospetta intossicazione alimentare. Le due donne erano state visitate e dimesse dall’ospedale Cardarelli di Campobasso in due occasioni, con la diagnosi di gastroenterite, prima del tragico epilogo. Nel frattempo, il marito e padre, Gianni Di Vita, ex sindaco del paese, versa in gravi condizioni allo Spallanzani di Roma.
Cinque persone indagate per la tragedia
Cinque medici dell’ospedale Cardarelli sono attualmente indagati dalla Procura di Campobasso per le ipotesi di reato di omicidio colposo e lesioni colpose. L’inchiesta, avviata dopo la denuncia e i primi accertamenti, mira a ricostruire l’operato sanitario nei confronti di Antonella e Sara, entrambe visitate e dimesse nonostante il peggioramento delle condizioni. Sono state sequestrate anche le cartelle cliniche delle vittime e disposta l’autopsia per stabilire con precisione le cause del decesso, attribuite a un’insufficienza multiorgano conseguente all’intossicazione.
Ricerca della fonte dell’intossicazione
Parallelamente, le forze dell’ordine hanno sequestrato numerosi campioni di cibo presenti in casa Di Ielsi, tra cui barattoli, conserve, gusci di vongole e altri prodotti ittici, per eseguire accertamenti tossicologici e microbiologici. La famiglia aveva consumato una cena di Natale a base di pesce e funghi assieme a parenti e amici, ma solo Antonella, Sara e Gianni hanno manifestato i sintomi che hanno poi portato alla tragedia. Le indagini cercano di chiarire se il pasto incriminato sia stato quello della vigilia o quello del giorno precedente, quando la figlia maggiore non era presente e non ha riportato malori. Tra le ipotesi al vaglio ci sono la presenza di botulino o listeria, agenti patogeni noti per provocare gravi intossicazioni alimentari.
Le autorità sanitarie molisane hanno avviato un’indagine interna per analizzare l’intera vicenda, mentre la comunità locale attende ulteriori sviluppi su uno dei casi più drammatici degli ultimi tempi nella regione.
L’indagine in corso
Il procuratore Nicola D’Angelo ha confermato che cinque operatori sanitari, intervenuti nei primi momenti di assistenza, sono indagati per omicidio colposo e lesioni colpose, mentre l’inchiesta si concentra sulla ricostruzione completa della catena di interventi medici. Secondo quanto spiegato dal procuratore, l’indagine mira a chiarire i precedenti accessi della minore al Pronto Soccorso, avvenuti due volte prima del decesso, così come gli interventi richiesti dalla madre. L’analisi si articola su più fronti: verificare eventuali negligenze o errori nell’applicazione dei protocolli diagnostici, identificare con precisione l’agente responsabile dell’intossicazione e assicurare la tutela della salute pubblica, impedendo che altri cittadini possano essere esposti a rischi simili.
Accertamenti multidisciplinari per chiarire le cause dell’intossicazione
Vista la complessità del quadro clinico, la Procura ha disposto una serie di esami autoptici e consulenze specialistiche. L’obiettivo è individuare eventuali responsabilità individuali dei sanitari, risalire alla “fonte di innesco” della patologia e capire le ragioni della virulenza che ha portato alla morte così rapida della giovane e della madre. Il lavoro mira anche a isolare eventuali rischi residui per la comunità.
Il cordoglio della Procura e il diritto alla difesa
In una nota, D’Angelo ha espresso il cordoglio dell’ufficio per la perdita della giovane e della madre, definendo l’evento “drammatico e repentino” e sottolineando l’impegno massimo della Procura per fornire risposte certe alla famiglia e alla cittadinanza. L’iscrizione dei sanitari nel registro degli indagati viene descritta come un atto dovuto, necessario per garantire il diritto di difesa e la partecipazione dei soggetti coinvolti agli accertamenti tecnici non ripetibili che saranno eseguiti a breve.






