Venezia, 5 ottobre 2025 – Un clima di tensione scuote l’Università Ca’ Foscari di Venezia a seguito delle dimissioni di Lucetta Scaraffia dal Comitato etico dell’Ateneo, annunciate venerdì scorso con un articolo sul Foglio. La storica e giornalista italiana ha motivato la sua decisione con le modalità adottate dall’Università in relazione ai rapporti con enti e istituzioni israeliane, suscitando un acceso dibattito pubblico. La rettrice Tiziana Lippiello, in un’intervista al Corriere del Veneto, ha espresso il suo disappunto per le accuse mosse da Scaraffia, difendendo le scelte dell’istituzione che dirige.
La rettrice Lippiello: “Non capisco le accuse di Scaraffia”
In un’intervista rilasciata oggi, Tiziana Lippiello, rettrice dell’Università Ca’ Foscari, ha dichiarato di non aver avuto contatti diretti con la professoressa Scaraffia e di aver appreso le sue dimissioni tramite i media. La rettrice si è detta “amareggiata” e ha definito “lesive della reputazione di questo ateneo” le parole di Scaraffia, sottolineando che “ciò che afferma non corrisponde al testo” della mozione approvata all’unanimità dal Senato Accademico. Il documento, spiega Lippiello, prevede il congelamento delle collaborazioni istituzionali con enti, istituzioni e università israeliane fino alla cessazione dell’offensiva militare in corso, ma non intende discriminare singoli docenti.
Lippiello ha evidenziato che il Senato accademico ha espresso “pieno sostegno alle colleghe e ai colleghi israeliani che si oppongono alle politiche belliche e di occupazione del loro governo, ribadendo come la sospensione delle collaborazioni istituzionali non implichi la cessazione di rapporti di collaborazione individuali, intesi come ponte tra i popoli ed espressione di civiltà e rispetto”. Aggiungendo: “Ora qualcuno può leggere in queste parole l’intento di discriminare? Anzi, stiamo dicendo ai colleghi israeliani che sono coraggiosi”.
La rettrice ha inoltre ricordato che la mozione è stata il frutto di un compromesso, con ogni parte che ha dovuto rinunciare a “un pezzetto della sua idea per uscire con una posizione compatta”. Ha citato anche le due precedenti mozioni di maggio 2024 e giugno 2025, in cui si respinge “la logica di un boicottaggio accademico indiscriminato” e si auspica “il cessate il fuoco e la restituzione degli ostaggi”.
La ministra Bernini esprime solidarietà
Le dimissioni di Lucetta Scaraffia hanno suscitato anche una dura reazione a livello istituzionale. La ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha definito la decisione della storica una “pessima notizia” e ha espresso “piena solidarietà e concreta vicinanza” nei suoi confronti. Bernini ha sottolineato che “un Ateneo, per essere davvero libero, democratico e inclusivo, deve saper rispettare tutte le sensibilità e garantire un autentico pluralismo”.

La ministra ha aggiunto che la scelta di Scaraffia di lasciare l’incarico è un segnale preoccupante, perché “figure di grande competenza ed esperienza non si sentono a casa nei loro, nei nostri, Atenei”. La storica aveva motivato le sue dimissioni denunciando che l’Ateneo veneziano avrebbe esteso la sospensione delle collaborazioni non solo agli enti israeliani, ma anche a singoli docenti che non dimostrassero di dissociarsi dalle politiche del governo Netanyahu. Scaraffia ha definito questa clausola “intollerabile” e paragonabile a un “dispositivo da regime totalitario”, denunciando come si giudichino “non più le ricerche, le competenze, la qualità del lavoro scientifico, ma l’ortodossia delle opinioni”.






