Milano, 22 ottobre 2025 – Nel corso dell’udienza d’appello relativa al caso di Alessia Pifferi, la criminologa Roberta Bruzzone è stata ascoltata come consulente di parte civile, esprimendo un giudizio netto sulla personalità dell’imputata, condannata all’ergastolo per l’omicidio della figlia di 18 mesi, Diana.
Bruzzone: “Alessia Pifferi antepone i suoi bisogni a tutto il resto”
La criminologa ha sottolineato come per Alessia Pifferi “i suoi bisogni sono l’unica cosa che conta davvero e tutto il resto si muove perifericamente”. Bruzzone ha evidenziato che Pifferi è perfettamente in grado di bilanciare i propri bisogni con quelli altrui, ma sceglie di non farlo, perché la sua personalità ruota esclusivamente attorno a sé stessa, “non c’è neanche un conflitto, gli altri, compresa la bambina, non sono così importanti, non perché non se ne renda conto, ma perché si nutre emotivamente di sé stessa e il resto viene dopo”.
Rievocando i fatti del 20 luglio 2022, quando Pifferi tornò a casa dopo aver lasciato la figlia sola per sei giorni, Bruzzone ha descritto la scena con particolare attenzione: “la prima cosa che fa è aprire le finestre, lava la bambina, la sistema e poi chiama la vicina di casa per iniziare una messinscena manipolatoria, mentendo sul fatto di aver affidato la bimba a una babysitter”. La vicina, consapevole della situazione, allerta i soccorsi, ma nel frattempo tutti i presenti ricevono informazioni distorte da Pifferi.
Il profilo di Roberta Bruzzone: una figura di riferimento nel campo della criminologia
Roberta Bruzzone, nata a Finale Ligure nel 1973, è una criminologa di rilievo nazionale, con una vasta esperienza come consulente in casi di cronaca nera di grande risonanza, tra cui il delitto di Avetrana e la strage di Erba. Laureata in Psicologia clinica presso l’Università di Torino, è nota anche per la sua attività di opinionista televisiva e conduttrice di programmi come Nella mente di narciso su RaiPlay (2024-2025). Attualmente è direttore scientifico e presidente onorario dell’associazione La Caramella Buona, impegnata nella lotta alla pedofilia e alla violenza di genere.
Processo e perizia: il contesto giudiziario di Alessia Pifferi
Nel procedimento giudiziario, Alessia Pifferi è stata condannata per aver abbandonato la figlia Diana, causandone la morte per fame e disidratazione. Una recente perizia ha messo in luce un grave deficit cognitivo della donna, che sarà oggetto di una nuova valutazione psichiatrica in appello. Tale deficit riguarda le funzioni cognitive essenziali per la comprensione, il ragionamento e l’autocontrollo, ma al momento della prima perizia non è stata ritenuta sufficiente a escludere la capacità di intendere e volere di Pifferi al momento del reato. La difesa ha presentato documenti che attestano la presenza di disabilità intellettiva fin dall’infanzia, ma il perito ha sottolineato come il funzionamento adattivo della donna nella vita quotidiana non abbia compromesso la sua responsabilità penale.
Gli sviluppi del processo saranno seguiti con attenzione, anche in relazione ai nuovi accertamenti sullo stato mentale dell’imputata.






