Roma, 29 ottobre 2025 – Negli ultimi due anni, l’impiego dei braccialetti elettronici nel sistema penale italiano ha mostrato una serie di criticità. Ritardi nell’applicazione delle misure, allarmi eccessivi alle sale operative e difficoltà gestionali nel controllo di oltre 1200 dispositivi mensili sono solo alcune delle problematiche emerse. A fare il punto sulla situazione è stata la direttrice del Servizio Controllo del Territorio del Dipartimento della Polizia di Stato, Francesca Fava, durante un’audizione in Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio.
Problemi operativi e gestione tecnica
La dirigente ha sottolineato che, in un primo momento, il gestore contrattuale, Fastweb, non è stato in grado di sostenere l’installazione e la manutenzione mensile dei dispositivi richiesti, con interruzioni nelle forniture che hanno causato accumuli e ritardi nelle installazioni. Attualmente, Fastweb è riuscita ad assicurare un numero superiore ai 1200 braccialetti previsti dal contratto, arrivando a 1500 dispositivi mensili.
Tra le difficoltà più rilevanti spiccano gli allarmi eccessivi inviati alle sale operative, che rischiano di sovraccaricare il sistema senza compromettere la sicurezza delle vittime. Per mitigare questo problema, è stata attuata una categorizzazione degli allarmi, attribuendo priorità elevata solo agli eventi di reale pericolo come la pressione del tasto SOS da parte della vittima, mentre allarmi di priorità media e bassa vengono gestiti con modalità meno invasive.
Un altro elemento critico riguarda la scarsa copertura della rete in alcune aree, che può compromettere la funzionalità del monitoraggio e quindi la sicurezza delle persone sottoposte a sorveglianza elettronica.
Normativa e dati sull’utilizzo dei braccialetti elettronici
L’uso dei braccialetti elettronici in Italia è regolato da una normativa in continua evoluzione sin dal 2001, con interventi legislativi che ne hanno ampliato l’applicazione, in particolare per il contrasto alla violenza di genere. La legge 47/2015 ha reso obbligatoria, salvo eccezioni, l’applicazione di misure elettroniche di controllo in alternativa alla custodia cautelare.
Al 23 novembre 2023 risultavano attivi 5.965 braccialetti elettronici, con un aumento significativo rispetto agli anni precedenti (3.357 nel 2022 e 2.808 nel 2021). Di questi, la maggior parte (4.646) è utilizzata per misure di arresti domiciliari, mentre 1.018 dispositivi servono a misure anti-stalking, e 31 a forme di tracking specifico. Complessivamente, dal loro ingresso nel sistema, sono stati attivati 28.136 dispositivi, con 22.441 disattivazioni per fine misura.
Secondo la relazione annuale sulle misure cautelari, nel 2023 sono state emesse 81.568 misure cautelari personali coercitive, con una significativa diminuzione rispetto agli anni precedenti. Tuttavia, nonostante l’aumento dell’uso dei dispositivi elettronici, questo non si traduce ancora in una riduzione proporzionale della popolazione detenuta, che al 31 dicembre 2023 contava 60.166 persone, superando di oltre 10.000 unità la capienza regolamentare degli istituti penitenziari.
La dirigente Fava ha evidenziato come, nel rinnovo contrattuale con il gestore del servizio, sia necessaria l’introduzione di una figura dedicata a risolvere le problematiche tecniche e operative. Le criticità legate ai malfunzionamenti e all’inaffidabilità dei dispositivi rimangono un nodo importante, sebbene la disponibilità e i costi siano oggi più sostenibili rispetto al passato.
Inoltre, è stata richiesta una maggiore collaborazione da parte delle vittime affinché i dispositivi siano sempre funzionanti, carichi e indossati correttamente, con precise indicazioni operative fornite dalla Polizia per garantire un monitoraggio efficace e sicuro.
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