Bari, 25 novembre 2025 – Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della UIL, ha espresso un giudizio netto sulla situazione dell’ex Ilva di Taranto, durante il consiglio della UIL Puglia. Secondo Bombardieri, non si può più parlare di una possibile rinascita dell’Ilva, ma occorre affrontare con chiarezza la realtà attuale, che vede lo stabilimento sostanzialmente chiuso a causa delle politiche governative.
La situazione critica dell’ex Ilva
“Bisogna avere il coraggio di dire che le azioni del ministro stanno portando l’Ilva alla chiusura”, ha ribadito Bombardieri, sottolineando che il governo e il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, devono decidere se intervenire per superare questa fase di crisi o ammettere apertamente la chiusura dell’impianto. Il segretario UIL ha ricordato che sono oltre diecimila i lavoratori coinvolti e ha invitato a pensare a soluzioni concrete per garantire risposte sul futuro del territorio.
In merito alla proposta avanzata dal neo governatore pugliese, Antonio Decaro, di un piano di decarbonizzazione a spese dello Stato per poi cedere le quote dell’azienda, Bombardieri si è mostrato scettico: “Consiglierei prima di studiare i dossier a tutti, decarbonizzare significa avere duemila lavoratori fra quattro anni”. Per il sindacalista, la priorità resta salvaguardare l’occupazione e tutelare il territorio.
Il ruolo della politica e la vertenza sindacale
Bombardieri ha inoltre sottolineato come la politica debba assumersi la responsabilità della situazione, evitando contrapposizioni tra istituzioni che, negli anni passati, hanno portato solo a ricadute negative sui lavoratori. “Se poi Decaro ha altre soluzioni le portasse, ma soprattutto se ha i soldi”, ha aggiunto.
La questione dell’ex Ilva è al centro di una tensione crescente, con sindacati come Fim, Fiom, Uilm e Usb che hanno già convocato assemblee e mobilitazioni, mettendo in guardia contro la chiusura degli stabilimenti prevista per il primo marzo 2026. Le organizzazioni sindacali contestano il piano industriale presentato dal governo, definito “morto”, e chiedono un confronto più serio e un ruolo pubblico più incisivo nel rilancio dell’azienda.
Il ministro Urso, dal canto suo, ha respinto le accuse di voler chiudere gli impianti, assicurando che il confronto è ancora aperto e che non esiste alcuna volontà di dismissione. Intanto, sul tavolo restano i nomi di possibili acquirenti, tra cui Bedrocks Industries e Flacks Group, ma i sindacati rimangono scettici sull’effettiva presentazione di offerte concrete.
Per approfondire: Dall’Italsider ad Acciaierie d’Italia: l’ascesa e il declino dell’Ilva





