Bologna, 21 luglio 2025 – Nuove tensioni animano il dibattito culturale a Bologna a pochi giorni dal concerto del pianista Alexander Romanovsky, in programma il 5 agosto ai Giardini di Porta Europa nell’ambito della rassegna Cubo Live. L’esibizione, patrocinata dal Comune e dalla Città Metropolitana, ha suscitato dure critiche da parte del Partito liberaldemocratico di Bologna, che ha espresso forte dissenso nei confronti del sostegno istituzionale all’artista.
Le polemiche politiche a Bologna
Attraverso un post sui social, il Partito liberaldemocratico ha definito “inaccettabile” il patrocinio concesso all’esibizione di Romanovsky, accusato di essere un “pianista ucraino filo-russo” e di rappresentare una figura legata al “fascismo putiniano”. Nel messaggio si ricorda inoltre che Romanovsky ha suonato “sulle macerie del teatro di Mariupol”, città devastata dal conflitto in Ucraina che rappresenta un simbolo della violenza russa. L’appello rivolto al sindaco Matteo Lepore è chiaro: “Annulli l’esibizione e restituisca la dignità di bolognesi”.
L’evento fa parte del cartellone di Bologna Estate 2025, promosso e coordinato dalle istituzioni locali insieme a Cubo, il museo d’impresa del gruppo Unipol. La rassegna itinerante di spettacoli dal vivo mira a valorizzare eventi culturali nella città, ma questa volta si trova al centro di un acceso dibattito.
Le precedenti contestazioni a Romanovsky
Non è la prima volta che la presenza di Romanovsky in Italia scatena polemiche. A febbraio scorso, a Genova, il concerto al Teatro Carlo Felice è stato contestato da Azione, che ne ha chiesto l’annullamento per le posizioni politiche dell’artista. Romanovsky ha sostituito il pianista Michele Campanella, impossibilitato a esibirsi, ma la deputata Federica Onori e la consigliera comunale Cristina Lodi hanno denunciato il fatto che il musicista “ha suonato tra le rovine del teatro di Mariupol bombardato, in aperto appoggio ai crimini del Cremlino”.
Anche a Roma, nel gennaio 2024, un’esibizione prevista nell’Aula Magna della Sapienza è stata cancellata a causa delle minacce ricevute dagli organizzatori. Le polemiche attorno a Romanovsky si intrecciano dunque con il contesto geopolitico e con le tensioni legate alla guerra in Ucraina, ponendo questioni delicate sul rapporto tra arte e politica.






