Venezia, 26 settembre 2025 – La recente nomina di Beatrice Venezi a direttrice musicale del Teatro La Fenice di Venezia ha scatenato un acceso dibattito interno che vede contrapposti i musicisti dell’orchestra e il sovrintendente Nicola Colabianchi, recentemente insediato. La questione, oltre a mettere in luce i contrasti tra le parti, riflette le complesse dinamiche che spesso caratterizzano la gestione dei grandi teatri lirici italiani.
Tensioni all’interno dell’Orchestra La Fenice
L’assemblea generale convocata oggi dai lavoratori del Teatro La Fenice potrebbe sancire l’avvio di uno stato di agitazione, con volantinaggi previsti prima del concerto serale nelle Sale Apollinee. L’Orchestra ha espresso pubblicamente la richiesta di revoca della nomina di Beatrice Venezi come direttrice musicale, contestandone le competenze e la preparazione per il prestigioso incarico. I musicisti sottolineano come la nomina sia stata comunicata loro attraverso i media, minando profondamente la fiducia nel sovrintendente Colabianchi e definendo le sue scuse “irricevibili”. Nel documento ufficiale si legge chiaramente: “Non riusciamo a riconoscere in Lei la guida del nostro Teatro“.
Gli orchestrali evidenziano che Venezi, pur avendo diretto quasi duecento concerti sinfonici e oltre 40 recite d’opera, non ha mai guidato un titolo d’opera o un concerto sinfonico in cartellone alla Fenice, né appare nei cartelloni dei principali teatri internazionali o festival di rilievo. Inoltre, il ruolo di direttore principale ospite del Teatro Colón di Buenos Aires, pur significativo, non sarebbe sufficiente a garantire il prestigio internazionale atteso per la Fenice. La nomina, secondo l’Orchestra, avrebbe già provocato disdette da parte di abbonati storici, con conseguenti danni economici e di immagine per il teatro.
Massarelli contro Beatrice Venezi
Quella di Beatrice Venezi è una scelta “politica”. Ed è “dannosa per la musica italiana“. Silvia Massarelli, anche lei direttrice d’orchestra ma con un percorso che va dall’Opéra Bastille di Parigi alla New York Philharmonic, dalla Wiener Kammer Orchestra all’Orchestra Rai di Torino, dice di aver taciuto per anni: “Ma ora non posso più farlo“. Si riferisce alla nomina al Teatro Fenice di Venezia. E in un’intervista al Fatto Quotidiano critica anche Casellati figlio della ministra e Veronesi erede di un cognome ingombrante: “Sono un problema, perché l’incapacità riduce la qualità delle orchestre e il prestigio della musica italiana nel mondo. Per fortuna non sono cardiochirurghi, altrimenti saremmo già morti“.
Per Massarelli “non è una questione personale. Dopo 32 anni di carriera non ho nulla da chiedere e nulla da offrire, se non questo appello di allarme e attenzione. Alla mia età penso ai ragazzi dei conservatori cui insegno da sempre. Come faccio a dire loro che per emergere e costruire una carriera musicale servono sacrifici, studio e impegno, se poi vedono che a ottenere i ruoli più ambiti e prestigiosi sono dei mediocri assoluti?“. Venezi, per lei, “non possiede alcun curriculum, nessuna attitudine, null’altro che questa carta da spendere che sono le connessioni politiche. Se persino a dirigere un’orchestra come la Fenice viene messo un incapace, sul piano musicale, non resta speranza. Io sostengo che qualcosa nel sistema non funzioni“.
Il profilo e la carriera di Beatrice Venezi
Beatrice Venezi, nata a Lucca nel 1990, è una direttrice d’orchestra e pianista italiana che ha acquisito notorietà non solo per la sua attività musicale, ma anche per la sua presenza mediatica e le sue posizioni pubbliche. Diplomata in pianoforte e successivamente in direzione d’orchestra al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, ha ricoperto ruoli di rilievo come direttrice principale ospite dell’Orchestra della Toscana e direttrice principale dell’Orchestra da Camera Milano Classica. Nel 2021 è stata nominata direttrice artistica della Fondazione Taormina Arte e nel novembre 2022 consigliere per la musica presso il Ministero della Cultura.
Oltre alla carriera musicale, Venezi è autrice di diverse pubblicazioni, tra cui “Allegro con fuoco” e “Le sorelle di Mozart”, e ha condotto programmi televisivi come “Viva Puccini” su Rai 3 nel 2025. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui l’inserimento nella lista delle 50 donne più creative del Corriere della Sera nel 2017 e il premio America della Fondazione Italia USA nel 2023.
Non mancano però le polemiche legate alle sue dichiarazioni politiche, in particolare il suo sostegno a Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia, e alle sue posizioni su questioni culturali e linguistiche, come la preferenza per il titolo “direttore” anziché “direttrice”. Questi aspetti hanno contribuito a farne una figura controversa, che divide l’opinione pubblica e parte del mondo musicale.
Visualizza questo post su Instagram
Il ruolo di Nicola Colabianchi e le sfide della Fenice
Il sovrintendente e direttore artistico di La Fenice, Nicola Colabianchi, da poche settimane alla guida del teatro, si trova al centro della polemica. Musicista di lungo corso, con un curriculum che include la direzione artistica del Teatro dell’Opera di Roma e una carriera come compositore e pianista, Colabianchi ha invitato a giudicare Venezi “in base ai risultati”, sottolineandone la giovane età, il talento e la freschezza.
Colabianchi, originario della Marsica in Abruzzo, ha espresso un forte legame con la sua terra e una visione che punta a valorizzare la tradizione melodrammatica italiana con un occhio al contemporaneo e all’apertura verso nuove produzioni. La sua nomina è stata accolta con favore da alcune istituzioni, tra cui il ministro della Cultura Alessandro Giuli e il governatore della Regione Abruzzo Marco Marsilio, che hanno riconosciuto il suo contributo alla musica e al teatro.
Il sovrintendente sta ora affrontando una difficile prova di leadership, chiamato a ricostruire la fiducia di un’Orchestra scossa e a riconciliare le diverse anime del teatro veneziano, in un momento in cui il rapporto con il pubblico e la credibilità artistica sono elementi fondamentali per la sopravvivenza e il rilancio della Fenice.

