A ottobre 2025 in Italia scatterà una delle più importanti riforme mai introdotte per il controllo elettronico della velocità. Un cambiamento che coinvolgerà non solo le amministrazioni locali e le forze dell’ordine, ma anche milioni di automobilisti che, d’ora in avanti, potranno sapere con esattezza se un autovelox è legittimo o meno. La novità principale è chiara: nessun apparecchio potrà più essere utilizzato per elevare multe se non risulterà omologato, sottoposto a controlli tecnici e registrato in un elenco ufficiale. Questo significa che le sanzioni saranno valide solo se scattate da dispositivi pienamente conformi, mettendo fine a una lunga stagione di contestazioni, cavilli legali e dispositivi installati in modo approssimativo.
Una riforma attesa da anni
Negli ultimi anni, il tema degli autovelox è stato al centro di continue polemiche. Molti apparecchi sono stati posizionati lungo strade urbane ed extraurbane senza aggiornamenti tecnici regolari, con autorizzazioni vecchie o incomplete e senza un reale controllo sulla loro efficienza. In diversi casi, i tribunali hanno annullato sanzioni proprio per la mancanza di omologazione o di documenti di verifica. Questa incertezza ha alimentato un clima di sfiducia negli strumenti di rilevazione automatica della velocità, percepiti da alcuni come semplici strumenti per fare cassa piuttosto che mezzi per garantire la sicurezza stradale.
La nuova normativa vuole chiudere definitivamente questa fase. Dal 1° ottobre 2025, tutti gli autovelox dovranno essere inseriti in un registro nazionale gestito dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Ogni dispositivo sarà identificato con dati precisi: posizione esatta, modello, data di installazione, certificato di omologazione e attestati delle verifiche tecniche periodiche. Solo chi è presente in questo elenco potrà continuare a funzionare e produrre multe valide.
Omologazione e controlli: cosa cambia davvero
La differenza tra approvazione e omologazione sarà centrale. In passato bastava che un modello fosse approvato a livello ministeriale per poter essere utilizzato in tutta Italia. Da ottobre, invece, ogni singolo apparecchio dovrà essere omologato, cioè certificato per il corretto funzionamento secondo parametri tecnici rigorosi, con controlli periodici obbligatori. Non basterà quindi la conformità iniziale: dovrà esserci la prova che il dispositivo continua a funzionare con precisione anche dopo anni di utilizzo.
Il processo di revisione comprenderà anche la taratura regolare, fondamentale per garantire che le misurazioni della velocità siano affidabili e inattaccabili in caso di ricorso. In assenza di questi requisiti, un autovelox non potrà emettere sanzioni e dovrà restare spento finché non verrà messo in regola.

Possibili “zone d’ombra” a ottobre
Un aspetto interessante riguarda il periodo immediatamente successivo all’entrata in vigore delle nuove regole. Non tutti i Comuni saranno pronti a completare in tempo il censimento e l’omologazione. È quindi possibile che, per alcune settimane o mesi, in certe zone si verifichi una riduzione del numero di apparecchi attivi. Questo scenario potrebbe verificarsi soprattutto nei piccoli Comuni, che dispongono di meno risorse economiche e tecniche per aggiornare e certificare i propri autovelox.
Tuttavia, si tratta di una situazione temporanea: l’obiettivo delle amministrazioni è riportare in funzione tutti i dispositivi il prima possibile, evitando vuoti nei controlli e garantendo la continuità nella sicurezza stradale.
Cosa cambia per gli automobilisti
Per chi guida, questa riforma introduce un cambiamento importante: sarà possibile verificare facilmente la legittimità di ogni autovelox. L’elenco ufficiale degli apparecchi registrati sarà consultabile pubblicamente, così da sapere in anticipo se un dispositivo è regolare. Questo aumenterà la trasparenza e ridurrà i casi di multe contestate.
Allo stesso tempo, però, una volta che tutti i dispositivi saranno omologati e in regola, le possibilità di vincere un ricorso per vizi formali si ridurranno drasticamente. In altre parole, chi supererà i limiti di velocità avrà meno possibilità di appellarsi a errori procedurali.
Un passo verso maggiore sicurezza
Al di là degli aspetti legali, la riforma mira a migliorare l’efficacia del controllo della velocità. Autovelox precisi e correttamente mantenuti riducono il rischio di errori e garantiscono che le sanzioni siano applicate solo nei casi effettivi di violazione. L’obiettivo dichiarato è quello di rafforzare la fiducia dei cittadini in questi strumenti, dimostrando che sono installati per prevenire incidenti e non per fare cassa.
Una svolta destinata a durare
Quella di ottobre 2025 non sarà una semplice modifica tecnica, ma un vero cambio di paradigma. Per la prima volta, ogni autovelox sarà tracciato, certificato e controllato con regolarità. Questo sistema, se applicato con rigore, potrebbe diventare un modello di riferimento anche per altri Paesi europei, combinando sicurezza stradale e tutela dei diritti degli automobilisti.
Il messaggio è chiaro: la stagione degli autovelox “fantasma” è finita. Da ottobre, la velocità potrà ancora essere controllata in modo capillare, ma solo attraverso strumenti pienamente legittimi e trasparenti. Un cambiamento che, se gestito bene, potrebbe finalmente mettere d’accordo istituzioni e cittadini su un tema che per anni ha diviso l’opinione pubblica.






