Il tribunale monocratico di Roma, guidato dal giudice Alfonso Sabella, ha assolto nove attivisti di Ultima Generazione accusati di aver danneggiato la Fontana di Trevi con liquido nero nel maggio 2023. Le accuse di deterioramento e imbrattamento sono state respinte per insussistenza del fatto
Il tribunale monocratico di Roma ha assolto oggi, 5 giugno 2025, nove attivisti del gruppo Ultima Generazione coinvolti in un’azione dimostrativa avvenuta nel maggio 2023, durante la quale gettarono liquido nero nella storica Fontana di Trevi. La decisione del giudice Alfonso Sabella è stata motivata dall’assenza di un reato penale, con la Procura che aveva già richiesto l’assoluzione.
L’azione degli attivisti di Ultima Generazione
L’episodio contestato risale al 2023, quando i membri di Ultima Generazione, un collettivo noto per le sue azioni di protesta contro il cambiamento climatico, utilizzarono carbone vegetale per richiamare l’attenzione su questioni ambientali. La Procura di Roma aveva accusato gli attivisti di violazione dell’articolo 518 duodecies del Codice Penale, che sanziona il deterioramento e l’imbrattamento di beni culturali. Tuttavia, il giudice Sabella ha ritenuto che il fatto non sussista e ha riconosciuto la particolare tenuità dell’azione, considerando che non ha arrecato danno significativo al patrimonio artistico.
Il principio di proporzionalità
Il giudice Alfonso Sabella ha dunque deciso di applicare il principio di proporzionalità, evidenziando che l’azione, sebbene provocatoria, non ha avuto conseguenze gravi. Gli attivisti, presenti in aula, hanno espresso soddisfazione per l’esito del processo, sottolineando l’importanza della libertà di espressione e del diritto di protestare in un contesto democratico.
Un contesto di dibattito
Questo verdetto non è isolato, ma si inserisce in un contesto più ampio di dibattito sulle modalità di protesta per la giustizia climatica. Ultima Generazione ha recentemente intensificato le sue azioni per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni riguardo all’emergenza climatica, utilizzando metodi che sfidano la legalità per attirare l’attenzione su temi critici. Le loro azioni hanno sollevato interrogativi sulla legittimità delle manifestazioni e sull’equilibrio tra diritto alla protesta e tutela del patrimonio culturale.
Le reazioni alla sentenza sono state varie, con alcuni favorevoli all’assoluzione, ritenendola una vittoria della libertà di espressione, mentre altri criticano l’atteggiamento permissivo nei confronti di azioni che, sebbene pacifiche, possono risultare disturbanti per il pubblico e per il patrimonio nazionale. Il dibattito prosegue, riflettendo le tensioni tra attivismo e conservazione, e il caso di Fontana di Trevi rappresenta un punto di riferimento significativo in questo confronto.






