Solidarietà ai civili e denuncia dei crimini di guerra a Gaza durante la marcia a Milano, tra crisi umanitaria, dispersi sotto le macerie e diritti negati a tutti.
Milano, 19 luglio 2025 – Un corteo di centinaia di manifestanti ha attraversato questa sera Milano, partendo da Piazzale Loreto e raggiungendo il Parco Trotter, per esprimere solidarietà alla popolazione palestinese e denunciare la grave situazione nella Striscia di Gaza. L’iniziativa è stata promossa dall’Associazione Palestinesi in Italia (A.P.I.), i cui rappresentanti hanno rilasciato dichiarazioni forti riguardo alle condizioni umanitarie e ai crimini commessi nella regione.
Manifestazione a Milano: la denuncia dell’Associazione Palestinesi in Italia
Durante la manifestazione, i portavoce dell’Associazione Palestinesi in Italia hanno sottolineato come a Gaza venga impedito l’accesso a beni essenziali come cibo, acqua e medicinali, definendo tali azioni come crimini di guerra contro i civili palestinesi. “Questi crimini non devono essere attribuiti solo a Netanyahu – hanno affermato – ma anche ad altri governi che si rendono complici di quello che definiscono un genocidio”.
L’attenzione si è poi concentrata sull’episodio dell’attacco alla Chiesa Cattolica di Gaza, con un netto richiamo a non discriminare tra vittime di differenti religioni. “Chi discrimina tra vittime cristiane e musulmane è un razzista”, hanno dichiarato i referenti di A.P.I., ribadendo così il principio di uguaglianza e solidarietà tra tutte le vittime del conflitto.
La crisi umanitaria a Gaza: oltre 11.000 persone ancora disperse sotto le macerie
Il quadro della crisi umanitaria nella Striscia di Gaza rimane drammatico e confermato da dati aggiornati delle Nazioni Unite. Secondo le stime locali, oltre 11.000 persone risultano ancora disperse sotto le macerie degli edifici distrutti dai bombardamenti iniziati il 7 ottobre 2023. La mancanza di attrezzature pesanti, molte delle quali distrutte o inutilizzabili a causa della carenza di carburante, rallenta le operazioni di sgombero delle macerie, che ammontano a più di 50 milioni di tonnellate.
Famiglie come i Dajani di Khan Younis vivono ancora nelle proprie case ridotte a ruderi, con i corpi di parenti rimasti sepolti sotto le rovine. Ali Dajani ha raccontato la disperazione della sua famiglia: “Quando siamo tornati abbiamo trovato la casa distrutta e i corpi sotto le macerie. Vivere qui non è vita, il nostro unico desiderio è poter recuperare i corpi, perché la dignità dei morti si trova nella loro sepoltura”.
Situazioni simili si riscontrano anche a Gaza City, dove la famiglia Dahdouh ha impiegato oltre un anno per recuperare i resti di un figlio ucciso da un bombardamento israeliano. Questi dati si inseriscono in un contesto più ampio, in cui le vittime accertate dal 2023 ad oggi superano le 62.000, con oltre 51.000 corpi recuperati e 11.000 ancora dispersi.
Il quadro complessivo che emerge è quello di una città – e più in generale una regione – sotto assedio, con gravi ripercussioni umanitarie, sanitarie e ambientali in una delle aree più densamente popolate al mondo.
Fonte: Alessia Arrigo - Associazione Palestinesi in Italia: "No distinzioni tra vittime cristiane e musulmane"





