Roma, 19 dicembre 2025 – Si è conclusa oggi un’udienza di rilievo presso la Corte suprema di cassazione, durante la quale l’avvocato Flavio Rossi Albertini ha illustrato le argomentazioni della difesa in merito a un caso che coinvolge questioni di diritto internazionale e diritto penale legate al conflitto israelo-palestinese.
La difesa contesta la qualificazione terroristica e sostiene il diritto all’autodeterminazione
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Al termine dell’udienza, l’avvocato Albertini ha dichiarato che “le questioni sono tante, è stata una lunga discussione, sono state trattate molte questioni di diritto”. In particolare, la difesa ha contestato la richiesta del Pubblico Ministero, ritenendo che molte circostanze indicate non siano state effettivamente acquisite nel fascicolo del dibattimento. Sottolineata con forza è stata l’assenza della connotazione terroristica, un elemento fondamentale per l’imputazione.
Un punto centrale della difesa riguarda il diritto all’autodeterminazione dei popoli e il diritto dei palestinesi alla lotta armata. Albertini ha affermato con fermezza: “è un diritto, è un diritto, è un diritto, dobbiamo riconoscerlo, lo dice appunto la Convenzione di Ginevra e, tra l’altro, lo riconosce anche la Corte di Cassazione”. Questa posizione si basa su un’interpretazione che vede la lotta armata come un diritto legittimo nel contesto di un popolo che aspira alla propria liberazione.
Questioni giuridiche sulla territorialità e la finalità dell’associazione
La difesa ha inoltre sollevato dubbi sull’elemento costitutivo del reato, sottolineando che i fatti contestati sono avvenuti in Cisgiordania, territorio occupato legalmente da Israele, e che gli atti sarebbero stati commessi non contro cittadini, ma contro coloni. Questo solleva una serie di questioni giuridiche complesse, che secondo Albertini “portano a poter sostenere con forza l’assenza dell’elemento costitutivo del reato dello Stato estero”.
Un ulteriore aspetto rilevante riguarda la natura dell’associazione coinvolta nel processo. Secondo la difesa, l’eventuale presenza di un singolo atto di violenza, come un attacco a una colonia, non sarebbe sufficiente a cambiare la finalità dell’associazione stessa, che sarebbe quella della liberazione della propria terra dal controllo militare israeliano. Albertini ha fatto notare che l’articolo 270bis del codice penale richiede che siano più atti con finalità terroristiche per configurare il reato, mentre in questo caso “parla al plurale e qui chiaramente invece è un’associazione che ha come finalità quella della liberazione della propria terra”.
La sentenza è stata rinviata al 16 gennaio 2026, data in cui la Corte suprema di cassazione dovrà pronunciarsi su questi delicati aspetti giuridici. Nel frattempo, il dibattito sul riconoscimento del diritto alla lotta armata, così come sulle implicazioni territoriali e processuali, resta al centro dell’attenzione giuridica e politica.
Fonte: Stefano Chianese - Anan Yaeesh, Albertini: "Lotta armata un diritto riconosciuto anche da Convenzione Ginevra"




