Milano, 10 dicembre 2025 – Amazon, gigante globale dell’e-commerce con un fatturato stimato di 638 miliardi di dollari e oltre 1,5 milioni di dipendenti nel 2024, ha raggiunto un importante accordo con l’Agenzia delle Entrate italiana per la definizione di una controversia fiscale legata al mancato versamento dell’IVA su vendite effettuate da venditori extraeuropei, prevalentemente cinesi, sulla sua piattaforma marketplace nel periodo 2019-2021. La multinazionale di Jeff Bezos verserà 500 milioni di euro, cifra significativamente inferiore ai quasi 3 miliardi calcolati inizialmente dalla Procura di Milano e dalla Guardia di Finanza.
Il percorso dell’indagine su Amazon
L’inchiesta, partita da un’indagine condotta dai magistrati milanesi e dalla Guardia di Finanza di Monza, riguardava presunte irregolarità nell’adempimento degli obblighi fiscali da parte di Amazon relativamente alla reportistica sull’IVA dovuta da venditori non comunitari. La Procura aveva contestato a Amazon una “dichiarazione fraudolenta” basata su un’interpretazione innovativa dell’algoritmo predittivo utilizzato dalla piattaforma, accusandola di complicità nell’evasione fiscale per oltre un miliardo di euro di imposte, cifra poi lievitata a quasi 3 miliardi con interessi e sanzioni.
Tuttavia, il 10 settembre scorso, in un incontro in Procura a Milano cui ha partecipato anche il viceministro dell’Economia Maurizio Leo e il direttore centrale dell’Agenzia delle Entrate Vincenzo Carbone, l’Agenzia ha espresso una posizione divergente rispetto alla Procura. La tesi dell’Agenzia ha escluso la responsabilità penale di Amazon per frode fiscale, ritenendo invece applicabile una responsabilità solidale di natura tributaria, con una quantificazione ridotta dell’imposta evasa e la conseguente diminuzione delle sanzioni.
I termini dell’accordo e le implicazioni future
L’accordo fiscale, sottoscritto da Amazon, prevede il pagamento di 500 milioni di euro, cifra frutto di un negoziato che ha considerato anche la durata di permanenza stimata della merce nei magazzini italiani prima della vendita finale. Questa cifra rappresenta un compromesso che evita un contenzioso formale davanti alla giustizia tributaria, potenzialmente lungo e incerto.
Nonostante l’intesa sul fronte fiscale, la Procura di Milano non ha abbandonato l’ipotesi di reato penale, con tre manager, tra cui il vicepresidente “global tax” Kurt Lamp, ancora indagati per dichiarazione fraudolenta. Inoltre, di recente è stato aperto un nuovo fronte investigativo con l’ipotesi di contrabbando, che ha portato all’ispezione e al sequestro di alcuni stock di beni nel centro logistico Amazon, al fine di accertare la provenienza e il percorso della merce destinata alla vendita sul marketplace.






