La voce di Al Bano torna a farsi sentire, questa volta non dal palco ma dal suo Salento, dove il cantante prende posizione su una vicenda che ha scosso l’opinione pubblica: l’allontanamento dei tre figli di Nathan Trevallion e Catherine Birmingham, la famiglia che vive in un bosco a Palmoli, nel Chietino. Una storia di scelta alternativa, di natura e isolamento, che ha portato il Tribunale dei minori dell’Aquila a intervenire, giudicando inadeguato l’alloggio e rischioso l’unschooling praticato dai genitori.

Eppure, mentre il dibattito si divide, Al Bano non esita: comprende quella scelta più di chiunque altro, perché – racconta al Corriere della Sera – anche lui e Romina vissero per anni “in una casa vicino al bosco”, lontani dai centri abitati. Da qui, la sua offerta: per la famiglia Trevallion mette a disposizione una casa, e persino un lavoro, “perché all’umanità non si volta mai le spalle”.
Una vita nel verde: quando Al Bano scelse il bosco
L’empatia di Al Bano verso la famiglia Trevallion nasce da esperienze condivise. “Ho vissuto anch’io in una casa vicino al bosco”, racconta, ricordando gli anni in cui, appena sposato con Romina nel 1970, scelse di crescere i figli lontano dal caos cittadino. Una masseria isolata, priva di molte comodità: “L’acqua la sto ancora aspettando”, confessa. L’unica fonte era il pozzo artesiano, mentre per l’elettricità dovette pagare all’Enel venti milioni di lire, un sacrificio notevole per un giovane che muoveva i primi passi nel successo.
Una scelta che allora non tutti approvarono. “Papà era contro di me”, rivela. Eppure quella distanza dalla città era per lui una forma di protezione: voleva crescere i figli in un ambiente sano, libero da “contaminazioni”. Anche il dettaglio che ha pesato nella decisione del tribunale – il bagno esterno e a secco – per Al Bano non è un ostacolo, bensì un ricordo di famiglia: “Fino a 17 anni ho vissuto in una casa così”.
E sulla questione dell’unschooling risponde senza esitazioni: i suoi figli andarono sì a scuola, “quella americana”, ma il principio era lo stesso: vivere lontano dall’inquinamento, immersi nella natura. Una vita semplice, controcorrente, “alla Robinson Crusoe”, dice oggi, riconoscendo nei Trevallion la stessa volontà di costruire un mondo diverso per i propri bambini.
Casa, lavoro e fiducia: l’offerta di Al Bano ai genitori di Palmoli
La posizione di Al Bano è chiara: giudici e istituzioni fanno il loro lavoro, ma dal punto di vista umano l’allontanamento dei figli è apparso eccessivo. “All’umanità non ho mai girato le spalle”, afferma, ricordando quando negli anni ’90 ospitò famiglie albanesi e, più di recente, due nuclei ucraini durante la guerra.
Per questo ora spalanca le porte della sua tenuta di Cellino San Marco alla famiglia del bosco: “Ho parecchi appartamenti vicino al bosco. Gli offro casa gratuitamente e senza limiti di tempo”. Una proposta che non è gesto mediatico, ci tiene a precisare, ma pura istintività. “Le loro facce mi ispirano fiducia”.
E non finisce qui. Se Nathan e Catherine vorranno, c’è spazio anche per un lavoro. “Me lo dicano loro”, dice il cantante, convinto che quella coppia sia stata ingiustamente punita per una scelta di vita fuori dagli schemi.
Al Bano ribadisce con la semplicità che lo ha sempre contraddistinto: “Faccio solo quello che sento sia giusto”. Una frase che risuona come un invito a non dimenticare che, dietro ogni decisione istituzionale, ci sono vite, sogni e desideri di famiglia.


