È di recente emersa una vicenda che ha scosso la comunità accademica e sanitaria dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, in particolare presso il Policlinico Tor Vergata. L’assistente chirurga Marzia Franceschilli ha denunciato un episodio di violenza avvenuto durante un intervento chirurgico, nel quale il professor Sica, suo superiore, le avrebbe inflitto un pugno, seguito da una richiesta di silenzio sull’accaduto
La testimonianza dell’assistente chirurga
Marzia Franceschilli ha raccontato di una lite esplosa in sala operatoria, un contesto in cui, secondo lei, la tensione era già elevata a causa della natura critica dell’operazione. La dottoressa ha spiegato che il professor Sica, inizialmente, le aveva intimato di abbassare i toni durante il confronto verbale, per poi passare a un’aggressione fisica. «Dopo avermi colpita, mi ha chiesto di tacere», ha riferito Franceschilli, sottolineando come il docente abbia successivamente tentato di giustificare il proprio comportamento definendolo una reazione possibile in un’operazione salva-vita.
Questa versione dei fatti ha generato un acceso dibattito sia all’interno dell’ospedale sia nell’ambito accademico, con molte voci che chiedono trasparenza e un intervento disciplinare nei confronti del professor Sica. L’assistente chirurga ha dichiarato di aspettarsi che vengano prese misure esemplari per evitare che episodi simili si ripetano in un ambiente che dovrebbe garantire professionalità e rispetto reciproco.
Il contesto di Tor Vergata e la risposta istituzionale
L’Università di Roma Tor Vergata, riconosciuta per la sua eccellenza nel campo medico e scientifico, continua a rafforzare il proprio ruolo a livello nazionale e internazionale, come dimostrano i dati recenti nel QS World University Rankings 2026, che vedono l’ateneo in continua ascesa. Tuttavia, episodi come quello denunciato mettono in luce criticità interne che richiedono attenzione immediata.
Il Policlinico, struttura ospedaliera di riferimento per Roma sud-est, ha dichiarato di voler approfondire la vicenda con un’indagine interna, nel rispetto delle norme di tutela dei lavoratori e degli studenti, e garantendo la massima trasparenza. Parallelamente, l’Università ha ribadito il proprio impegno nel promuovere un ambiente di lavoro sicuro e collaborativo, fondamentale per la qualità della formazione e della cura.
Implicazioni e attese per il futuro
Il caso ha acceso i riflettori sulle dinamiche di potere e sulle pressioni che caratterizzano i reparti di alta specializzazione chirurgica. La comunità accademica e medica segue con attenzione l’evolversi della situazione, auspicando un rapido chiarimento e una risposta ferma da parte delle autorità competenti.
L’episodio rappresenta un monito sull’importanza di tutelare i valori di rispetto, sicurezza e professionalità all’interno di ogni ambiente lavorativo e formativo, specialmente in contesti delicati come quelli ospedalieri e universitari, dove la qualità delle relazioni umane può influenzare direttamente la salute e la vita dei pazienti.






