Roma, 18 giugno 2025 – È in corso un dibattito acceso sulla tutela legale e processuale degli agenti delle forze dell’ordine, rilanciato dopo la tragica morte del brigadiere Carlo Legrottaglie, ucciso durante un inseguimento a Francavilla Fontana, e la successiva iscrizione nel registro degli indagati dei due poliziotti che hanno risposto al fuoco contro il suo assassino. Su questo tema si concentra la nuova proposta del sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari, esponente della Lega, che ha presentato un piano per creare una tutela processuale per chi agisce in stato di necessità, evitando l’apertura automatica di inchieste penali.
La proposta di Andrea Ostellari: un filtro giudiziario per gli agenti
Andrea Ostellari ha spiegato che l’obiettivo non è predisporre uno scudo penale, concetto che non trova riscontro nell’attuale dibattito, bensì introdurre uno strumento innovativo, una tutela procedimentale da affiancare alla tutela legale già estesa con il recente decreto sicurezza. Secondo il sottosegretario, l’iscrizione automatica nel registro degli indagati dovrebbe essere sostituita da una procedura agevolata che consenta un accertamento preliminare entro un termine definito, indicativamente tra i 60 e i 90 giorni. In questo lasso di tempo le autorità competenti dovrebbero valutare se sussistono cause di giustificazione già previste dal codice penale, come lo stato di necessità o la legittima difesa, e decidere se procedere all’iscrizione effettiva o meno.
Questa proposta nasce anche in risposta alle critiche e ai disagi causati dall’attuale prassi, che vede spesso agenti sottoposti a lungaggini giudiziarie e a un forte stress psicologico, anche quando il procedimento si conclude con l’archiviazione. Ostellari ha sottolineato come questa misura non tuteli una categoria specifica, ma miri a garantire un accertamento preliminare delle cause di esclusione dalla punibilità, anticipando una fase oggi svolta solo durante le indagini.
Il caso Legrottaglie e la controversia sulla tutela degli agenti
Il caso del brigadiere Carlo Legrottaglie, 59 anni, morto a Francavilla Fontana durante un inseguimento, ha riacceso il dibattito sulla sicurezza operativa e sulle garanzie per le forze dell’ordine. I due agenti che hanno sparato al suo assassino, Michele Mastropietro, sono stati iscritti nel registro degli indagati per omicidio colposo, un atto dovuto secondo la prassi giudiziaria italiana ma che ha suscitato polemiche politiche e sociali.
La Lega, attraverso figure come Nicola Molteni e Andrea Ostellari, ha richiesto una tutela processuale più efficace, che escluda l’automatismo dell’iscrizione nel registro degli indagati per chi agisce nell’adempimento del dovere, senza però istituire uno scudo penale che favorisca l’impunità. L’obiettivo è garantire chiarezza e tranquillità agli agenti, preservandoli da un “calvario giudiziario” che può accompagnare perfino atti compiuti in legittima difesa.
Dal punto di vista operativo, il decreto sicurezza entrato in vigore il 10 giugno 2025 ha introdotto misure per migliorare la formazione e l’equipaggiamento degli agenti, ma non impone esplicitamente l’adozione di scudi protettivi, elemento che alcuni ritengono avrebbe potuto salvare la vita a Legrottaglie. La proposta di Ostellari, al contrario, si concentra sull’aspetto giudiziario, prevedendo una fase preliminare di verifica che escluda immediatamente iscrizioni ingiustificate nel registro degli indagati.
Il sottosegretario ha annunciato che la Lega è pronta a presentare un emendamento da inserire nel primo provvedimento utile e si mostra disponibile a coinvolgere la maggioranza e il governo per trovare un’intesa condivisa. L’idea di fondo è quella di rafforzare il principio di non colpevolezza, evitando che chi difende la sicurezza pubblica debba affrontare procedure giudiziarie senza un filtro preliminare adeguato.






