Torino, 12 dicembre 2025 – Si è spento all’età di 80 anni Marco Benedetto, figura di rilievo nel panorama giornalistico e manageriale italiano, noto per il suo ruolo di amministratore delegato della Stampa e del Gruppo L’Espresso. La sua carriera ha attraversato oltre mezzo secolo di storia dell’informazione italiana, contribuendo in modo determinante allo sviluppo di testate fondamentali come Repubblica.
La vita e la carriera di un protagonista dell’editoria italiana
Nato a Genova il 26 gennaio 1945, in un contesto di guerra e devastazione, Benedetto ha spesso definito la propria esistenza una “vita miracolata“. Cresciuto in un ambiente difficile, con un padre barbiere comunista e credente, ha iniziato presto a lavorare, tuffandosi nel mondo del giornalismo quasi per caso, grazie all’occhio attento di Giancarlo Piombino.
Nel corso della sua carriera, Benedetto non è mai stato un direttore carismatico o un editore visionario, ma un abilissimo costruttore di sistemi editoriali. Sotto la sua guida, la redazione della Stampa è stata la prima in Italia a passare all’informatizzazione, e a Repubblica ha introdotto innovazioni cruciali come il colore e il lancio del femminile, oltre a riorganizzare la gestione economica della testata. Ha collaborato con figure di spicco quali Gianni e Umberto Agnelli, Cesare Romiti, Carlo De Benedetti e Eugenio Scalfari, definito da lui stesso un “genio“.
Un percorso segnato da sfide e innovazioni
Il suo cammino professionale è stato caratterizzato da difficoltà e momenti critici: dagli anni di piombo con i rischi concreti per la propria incolumità, alla complessa guerra di Segrate che ha visto contrapporsi De Benedetti e Berlusconi, fino alle tensioni con azionisti influenti come Mondadori e CIR.
Negli ultimi anni Benedetto si è dedicato alla fondazione di Blitzquotidiano, un giornale online innovativo, realizzato con un team giovane e con una grafica curata, un progetto pensato per garantire un futuro all’informazione digitale oltre la sua stessa esistenza.
L’eredità e la visione di Marco Benedetto
Schivo e riservato, Benedetto ha sempre mantenuto una visione disincantata della vita e della propria carriera, considerandosi parte di un contesto storico più ampio: “Una testimonianza del gigantesco progresso dell’Italia con la Repubblica e l’appartenenza alla sfera americana“, come ha scritto di sé.
Il suo ricordo è legato a un modo di fare editoria dove la competenza prevaleva sulla visibilità, e il potere si esprimeva con discrezione. Una figura che ha lasciato un’impronta profonda, non solo nei giornali che ha guidato, ma anche nella cultura e nella storia dell’editoria italiana del secondo Novecento.






