Londra, 2 ottobre 2025 – È morta Jane Goodall, la scienziata che ha rivoluzionato la primatologia e aperto al mondo uno sguardo nuovo sugli scimpanzé. Un nome diventato sinonimo di natura, conservazione e convivenza, capace di trasformare l’osservazione scientifica in un messaggio universale.
Dall’Africa all’inizio di un mito
Negli anni Sessanta, spinta da Louis e Mary Leakey, Jane arrivò in Tanzania, nel parco nazionale di Gombe Stream, allora una semplice riserva. L’obiettivo era pionieristico: osservare gli scimpanzé nel loro ambiente naturale, non negli zoo. Con coraggio e tenacia, in un contesto scientifico dominato dagli uomini, si immerse in un mondo sociale parallelo al nostro.
Gli scimpanzé come individui
Goodall ebbe un’intuizione rivoluzionaria: chiamare per nome i suoi scimpanzé. Ne riconobbe i tratti unici, le emozioni, le relazioni. All’epoca, parlare di personalità animali era quasi eretico. Ma le sue osservazioni avrebbero cambiato per sempre la biologia. Vide strumenti creati e usati per la caccia alle termiti: un comportamento che dimostrava l’esistenza di una vera e propria cultura non umana.
Ferocia e compassione, senza idealizzazioni
Jane non dipinse mai la natura in chiave romantica. I suoi appunti raccontano abbracci, giochi e alleanze, ma anche violenza, caccia e infanticidio. Documentò come gli scimpanzé potessero essere feroci predatori di altri primati, o come i maschi lottassero per il potere con strategie brutali. Una realtà complessa e contraddittoria, specchio della nostra stessa specie.
Una scienziata celebre e un’attivista instancabile
Il suo lavoro le diede fama mondiale. Ma Jane non si fermò alla ricerca. Fondò il Jane Goodall Institute, oggi attivo in oltre 25 Paesi, che unisce conservazione ambientale, protezione delle grandi scimmie ed educazione delle comunità locali. La sua convinzione era chiara: non c’è salvezza per gli animali senza giustizia sociale per le popolazioni che condividono gli stessi territori.
Speranza come parola chiave
Goodall portava sempre con sé un messaggio di speranza. Promosse santuari per animali, progetti di riforestazione e campagne contro il cambiamento climatico. Nei suoi libri e conferenze parlava con calma e determinazione, ricordando che il futuro del pianeta dipende dalla capacità di collaborare. Chi l’ha incontrata racconta lo stesso tratto: un amore puro per l’Africa, terra d’origine di tutti noi.
Un’eredità che non muore
Oggi, la sua eredità è immensa. Jane Goodall ha insegnato che gli scimpanzé non sono solo “oggetti di studio”, ma cugini evolutivi, capaci di affetti e strategie complesse. Ha reso visibile ciò che per secoli era rimasto nascosto: la sottile linea che unisce umani e animali.
Il suo sguardo continuerà a vivere in ogni giovane naturalista, in ogni progetto di conservazione, in ogni storia che ricorda come la scienza possa nascere dall’empatia e dalla curiosità.






