Roma – Antonio Messina, giovane archeologo, ha accolto con riservatezza l’attenzione della commissione Pontificia per la tutela dei minori riguardo alla sua denuncia di abusi subiti da don Giuseppe Rugolo, recentemente condannato a 4 anni e mezzo per violenza sessuale. La sua dichiarazione è arrivata nel giorno della seconda udienza di appello al sacerdote. Lunedì, il tribunale di Enna affronterà il caso di falsa testimonianza contro il vescovo Rosario Gisana e il parroco Vincenzo Murgano
Antonio Messina, un giovane archeologo di trent’anni, ha recentemente avuto un incontro significativo con la Commissione Pontificia per la Tutela dei Minori in Vaticano. Durante questo incontro, ha espresso la sua speranza per una risoluzione che possa finalmente portare alla verità riguardo agli abusi subiti. Messina ha denunciato di essere stato vittima di violenza sessuale da parte di don Giuseppe Rugolo, un sacerdote già condannato a quattro anni e mezzo di carcere per violenza sessuale aggravata su minori.
La seconda udienza di appello
L’incontro si è svolto a Roma, con Messina accompagnato dal suo legale, Eleanna Parasiliti Molica. Questo colloquio è avvenuto in un momento cruciale, perché presto ci sarà la seconda udienza di appello per don Rugolo presso la Corte d’Appello di Caltanissetta. Durante il processo di primo grado, il tribunale di Enna ha accertato la responsabilità penale del sacerdote, condannandolo per atti di violenza sessuale avvenuti tra il 2009 e il 2013, periodo in cui Messina era ancora minorenne.
Le altre vittime
Le indagini hanno rivelato che oltre a Messina ci sono state anche altre due vittime minorenni. Questi sviluppi hanno suscitato grande attenzione, evidenziando un contesto di omertà che ha caratterizzato la gestione della situazione da parte della Curia. Il vescovo Rosario Gisana, a conoscenza delle violenze sin dal 2016, è stato accusato di aver insabbiato la vicenda, ritardando le indagini e cercando di coprire i crimini del sacerdote.
La necessità di trasparenza
In un’udienza prevista per lunedì prossimo, il vescovo Gisana e il suo vicario, Vincenzo Murgano, dovranno rispondere di falsa testimonianza, accusati di aver mentito durante il processo. L’atteggiamento della Curia ha suscitato dure critiche, con i giudici che hanno sottolineato come il vescovo non abbia adottato le necessarie misure per proteggere i minori della sua diocesi, facilitando così le attività predatorie del sacerdote.
Messina ha manifestato la sua intenzione di continuare a lottare per la giustizia e ha auspicato che la sua esperienza possa fungere da esempio per altre vittime, incoraggiandole a denunciare gli abusi subiti.