A poche settimane dall’incontro di qualificazione ai Mondiali 2026 tra la Nazionale italiana di calcio guidata da Gennaro Gattuso e la rappresentativa israeliana, in programma il 14 ottobre a Udine, emergono dati significativi riguardo all’opinione pubblica italiana sul ruolo di Israele nelle competizioni calcistiche internazionali. Un recente sondaggio commissionato dalla ONG Ekō e realizzato da YouGov Italia evidenzia che il 69% degli italiani è favorevole a una esclusione di Israele dal calcio internazionale, fino a quando non verranno rispettati i diritti umani e le normative internazionali.
Esclusione di Israele dalla Uefa: un consenso trasversale
Il sondaggio, condotto tra il 16 e il 17 settembre 2025, ha coinvolto un campione rappresentativo della popolazione italiana. Tra i risultati più rilevanti si segnala che ben 7 italiani su 10 ritengono giusto escludere Israele dalle competizioni sportive, con un consenso particolarmente marcato tra i giovani tra i 18 e i 24 anni, dove la percentuale sale all’85%. Ma non solo: la posizione è condivisa anche da una larga fetta degli elettori del centrodestra, tradizionalmente più vicino alle posizioni governative favorevoli a mantenere Israele nello sport. Nel dettaglio, il 60% degli elettori della Lega, il 54% di quelli di Forza Italia e il 54% degli elettori di Fratelli d’Italia si dichiarano infatti favorevoli all’esclusione.
Parallelamente, il sondaggio rivela un altrettanto ampio sostegno tra gli italiani per misure economiche restrittive verso gli insediamenti israeliani nei territori occupati. Il 72% degli intervistati si dice favorevole a uno stop al commercio con tali insediamenti, con percentuali analoghe a quelle sull’esclusione calcistica, anche tra i sostenitori del centrodestra.
Il contesto internazionale e le pressioni sul calcio
Il dibattito sull’opportunità di escludere Israele dal calcio internazionale si inserisce in un quadro più ampio di condanna degli eventi tragici nella Striscia di Gaza, dove è in corso un conflitto che ha causato gravi violazioni dei diritti umani. Esperti delle Nazioni Unite, tra cui Francesca Albanese, hanno indirizzato appelli diretti a UEFA e FIFA affinché prendano una posizione netta, ritenendo la sospensione israeliana una “risposta necessaria per affrontare il genocidio in corso” e per evitare che competizioni sportive vengano utilizzate per normalizzare situazioni di ingiustizia.
Nonostante ciò, gli organi di governo del calcio a livello europeo e mondiale hanno finora rassicurato Israele, smentendo l’ipotesi di una sospensione. Tuttavia, come riportato dal Times nelle ultime settimane, un voto all’interno dell’UEFA per escludere Israele dalle gare internazionali non incontrerebbe una forte opposizione, considerando il precedente della Russia, esclusa dalle competizioni dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022, misura che resta tuttora in vigore.
Le posizioni del governo italiano e della FIGC
Nonostante il crescente consenso popolare e la pressione internazionale, il governo italiano, guidato da Giorgia Meloni, ha mantenuto fino ad oggi una posizione di sostegno alla partecipazione di Israele nel calcio. Alla recente Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la premier ha annunciato che l’Italia voterà a favore di alcune sanzioni contro Israele proposte dalla Commissione Europea, ma non ha manifestato aperture rispetto allo stop nel calcio.
Il ministro dello Sport Andrea Abodi e il presidente della FIGC Gabriele Gravina hanno confermato che la partita del 14 ottobre a Udine contro Israele si disputerà regolarmente. Tuttavia, Alessio Petronelli, attivista di Ekō, sottolinea che “gli italiani non vogliono che la Nazionale di calcio condivida il campo con i rappresentanti di uno Stato accusato di genocidio“ e chiede una sospensione simile a quella applicata alla Russia.






