Milano, 1 ottobre 2025 – A distanza di un anno dall’operazione “Doppia Curva”, emergono segnali preoccupanti riguardo il ritorno della ‘ndrangheta nella gestione e nel controllo della Curva Nord dell’Inter, teatro di lotte intestine e pressioni criminali che coinvolgono la potente cosca Bellocco di Rosarno e intrecci con ambienti mafiosi siciliani. Nonostante arresti, processi e un tentativo di bonifica promosso dalla Procura di Milano, la presenza mafiosa non solo non si è attenuata, ma si è consolidata con nuovi assetti e tensioni pronte a sfociare in una nuova faida.
Le dinamiche di potere e le pressioni della cosca Bellocco
La morte di Antonio “Toto” Bellocco, avvenuta nel 2022 per mano del pentito e storico capo ultras Andrea Beretta, avrebbe dovuto segnare una cesura negli interessi criminali della ‘ndrina sul mondo ultras interista. In realtà, questa perdita ha avuto l’effetto opposto, rinvigorendo le ambizioni della cosca nel settore. Oggi, infatti, la cosca Bellocco continua a esercitare una fortissima influenza sulla Curva Nord, mettendo sotto pressione il direttivo ultras e i suoi leader, tra cui spiccano nomi come Nino Ciccarelli, capo dei Viking, e Adolfo Gatto, quest’ultimo noto per i suoi legami con il traffico di droga e con famiglie criminali pugliesi come i Magrini, nonché con ambienti della malavita balcanica.
Gli inquirenti, consapevoli della gravità della situazione, hanno interrogato di recente un addetto alla sicurezza dell’Inter sulla presenza di nuove infiltrazioni mafiose, ricevendo risposte che confermano un quadro tutt’altro che rassicurante: “Le notizie che abbiamo potuto acquisire non sembrano andare per il verso giusto”. Inoltre, si segnala la presenza di un intermediario molto particolare: un venditore ambulante di birre e salamelle fuori dallo stadio Meazza, ritenuto un emissario diretto del clan Bellocco, che faciliterebbe gli incontri tra gli ultras e la cosca.
Le alleanze e i nuovi equilibri criminali nella Curva Nord
Accanto ai Bellocco, altre note famiglie calabresi stanno cercando di ritagliarsi uno spazio nel controllo della curva interista, mentre emissari di Cosa Nostra, legati alle famiglie “perdenti” della guerra con i Corleonesi e successivamente rifugiatisi negli Stati Uniti, stanno tentando di tessere nuovi contatti con gruppi storici della Curva Nord. Tra questi, particolare rilievo assume il ruolo degli Irriducibili, gruppo ultras storicamente legato a un’area di estrema destra e ai clan calabresi Pompeo, influenti nella Lombardia criminale.
Il leader degli Irriducibili, Domenico Bosa, detto “Mimmo Hammer”, ha un passato segnato da una condanna per estorsione aggravata dal metodo mafioso, riconducibile ai suoi rapporti con il clan Pompeo. Durante il periodo di massimo potere dei Bellocco, gli Irriducibili si erano allontanati dalla Curva Nord per dissidi con il triumvirato Bellocco-Beretta-Ferdico, spostandosi al secondo anello blu del Meazza. Nonostante ciò, nessuno dei circa 50 membri del gruppo è incluso nella “black list” della società calcistica, che vieta l’accesso allo stadio a circa 300 ultras legati a vari clan mafiosi, permettendo agli Irriducibili una relativa libertà di movimento.
La situazione è resa ancora più tesa dalle tensioni interne agli ultras, con insulti e scontri verbali pubblici in chat comuni, che solo grazie all’intervento di figure come il narcos Carlo Zacco, vicino a Cosa Nostra e con radici nella storica gestione criminale siciliana, non sono degenerati in violenza fisica. Il ruolo di Zacco e del padre Nino, già coinvolto in maxi indagini degli anni Novanta, rappresenta una novità preoccupante per gli inquirenti, segnalando un’infiltrazione sempre più profonda delle mafie nella sfera ultras.
La faida e il ricordo di Antonio Bellocco: la vendetta rimane viva
Nonostante le vicissitudini, i Bellocco non hanno mai abbandonato la loro ambizione di controllo sulla Curva Nord, e la volontà di vendetta per l’uccisione di Antonio rimane più viva che mai. A riprova di ciò, è da segnalare il recente trasferimento di Daniel D’Alessandro, detto “Bellebuono”, l’uomo che sparò a Arturo Boiocchi e poi rivelò a Beretta il piano omicida di Ferdico e Bellocco, scatenando la reazione letale dell’ex capo ultras. D’Alessandro è stato spostato dalla sezione infermeria di San Vittore alla sezione protetta del carcere di Cagliari, a tutela della sua incolumità, in un contesto dove il rischio di ritorsioni è elevato.
Il contesto si arricchisce di ulteriori elementi di complessità, come i legami criminali tra i vari gruppi ultras e le cosche mafiose, confermando un intreccio pericoloso tra sport, criminalità organizzata e politica locale. La presenza della ‘ndrina Bellocco, attiva da oltre quarant’anni nel narcotraffico, estorsioni e controllo territoriale nella Piana di Gioia Tauro, si conferma come uno dei nodi più difficili da sciogliere per le forze dell’ordine e la magistratura.
Il clan, noto per i suoi rapporti con altre ‘ndrine come i Pesce e i Molè, ma anche con criminalità estere in Europa, continua a esercitare il suo potere nonostante gli arresti e le operazioni antimafia che hanno colpito esponenti di spicco come Umberto, Gregorio e Michele Bellocco nel corso degli ultimi decenni. La loro capacità di infiltrarsi in ambienti apparentemente distanti dal tradizionale business mafioso, come quello ultras di una squadra di calcio, rappresenta un campanello d’allarme per la sicurezza pubblica e la lotta alla criminalità organizzata.
In questo scenario, la Curva Nord dell’Inter si conferma un terreno di scontro e di influenza strategica per le cosche, con pressioni, ricatti e violenze pronte a riaccendersi in qualsiasi momento. Gli inquirenti mantengono alta l’attenzione, monitorando da vicino ogni segnale di riorganizzazione e nuove alleanze, consapevoli che il tessuto criminale che avvolge il mondo ultras rimane un terreno fertile per le mafie calabresi e siciliane.






