Gli appassionati di geografia – e di calcio centroamericano – forse non si stupiranno, ma per la maggior parte del pubblico il nome Curaçao evoca più il colore blu intenso di un cocktail che una nazionale di calcio. Eppure, l’isola caraibica del Regno dei Paesi Bassi, famosa per il liquore ricavato dalle scorze di laraha, un’arancia autoctona, potrebbe presto diventare celebre per tutt’altro motivo: la qualificazione ai Mondiali del 2026. Un sogno tutt’altro che impossibile.
L’effetto dell’allargamento dei Mondiali 2026: Curaçao spera ancora
L’espansione della Coppa del Mondo da 32 a 48 squadre apre le porte a realtà fino a oggi ai margini del grande calcio. Paesi come Capo Verde o Benin in Africa, o l’Uzbekistan in Asia, sono già vicini o addirittura certi della qualificazione. Nella zona centroamericana, la lotta è più accesa che mai: tra Suriname, Trinidad e Tobago, Giamaica e, sorprendentemente, Curaçao.
La selezione guidata dal veterano olandese Dick Advocaat, infatti, guida il proprio girone di qualificazione davanti a nazionali ben più quotate. E se riuscisse nell’impresa, diventerebbe il Paese meno popoloso di sempre a qualificarsi a un Mondiale: appena 150 mila abitanti, meno della metà dell’Islanda dei tempi d’oro.
Un’isola olandese nel cuore dei Caraibi
Curaçao è una delle quattro nazioni costitutive del Regno dei Paesi Bassi, insieme ad Aruba, Saint Martin e, naturalmente, ai Paesi Bassi europei. Il Regno agisce come un’unica entità per difesa e politica estera, ma ciascuna delle quattro nazioni gestisce in autonomia la vita interna, dai trasporti alla sanità.
Un tempo colonia olandese, Curaçao ha fatto parte delle Antille Olandesi fino al 2010, quando divenne Stato autonomo all’interno del Regno. La capitale Willemstad, con le sue case color pastello affacciate sul porto, è Patrimonio dell’Umanità UNESCO e ospita quasi tutta la popolazione.
Scorrendo la lista dei convocati di Advocaat per le qualificazioni di ottobre 2025, emerge un dato curioso: tutti i giocatori sono nati nei Paesi Bassi. Quasi tutti militano in Eredivisie o nei principali campionati europei, e rappresentano Curaçao grazie alle origini familiari.
“È un progetto ambizioso, ma realistico”, ha spiegato il CT Advocaat, che ha dato solidità e mentalità europea a una nazionale giovane e motivata.
“Se ci qualifichiamo, la terra potrebbe tremare”
A incarnare lo spirito del gruppo è Gervane Kastaneer, attaccante 29enne con un passato nel Feyenoord e oggi in Indonesia. “Cosa succederebbe se ci qualificassimo? Non lo so. Forse la nostra terra tremerebbe e si sposterebbe di cinque metri!”, ha scherzato con la FIFA.
Poi, più serio: “Solo pensarci mi fa venire la pelle d’oca. Sarebbe un sogno che metterebbe Curaçao sulla mappa del mondo”.
Curaçao ai Mondiali: ecco quale potrebbe essere la sfida decisiva
A un giorno dal match cruciale del 15 ottobre contro Trinidad e Tobago, Curaçao guida il girone con sette punti, uno in più della Giamaica e tre su Trinidad. Bermuda è già fuori dai giochi.
Una vittoria contro Trinidad, combinata con il prevedibile successo giamaicano su Bermuda, preparerebbe lo scontro diretto del 18 novembre contro la Giamaica, vera resa dei conti per il primo posto e la qualificazione diretta al Mondiale.
Chi chiuderà seconda avrà comunque la chance dei playoff intercontinentali. Ma per Advocaat e i suoi, l’obiettivo è chiaro: volare in Nord America nel 2026 e trasformare una piccola isola dei Caraibi in una nuova, sorprendente favola del calcio mondiale.





