Roma, 6 ottobre 2025 – Stefano Mauri, ex capitano della Lazio, torna a raccontare la sua esperienza personale legata alla vicenda del calcioscommesse che lo ha coinvolto, offrendo un quadro sincero e riflessivo su quegli anni difficili della sua carriera e vita privata. Oggi procuratore sportivo e opinionista, Mauri ha scelto di aprirsi in un’intervista a La Gazzetta dello Sport, ricordando anche i momenti più significativi della sua carriera calcistica e la sua evoluzione personale dopo l’esperienza carceraria.
Il calcioscommesse e la detenzione: una lezione di vita
Stefano Mauri, nato a Monza l’8 gennaio 1980, ripercorre con lucidità l’episodio che ha segnato profondamente la sua vita. In carcere all’improvviso nell’ambito dell’inchiesta sul calcioscommesse nel maggio 2012, Mauri sottolinea di essere stato “il nome da dare in pasto alla gente”, ma insiste sul fatto che “mai ho venduto partite”. La sua detenzione, durata sette giorni, è stata per lui un’esperienza di grande impatto psicologico: “Lì ti senti svuotato, ma dopo non hai paura di niente”. Nonostante la squalifica di sei mesi per omessa denuncia, l’ex centrocampista confessa di non aver ancora completamente compreso tutte le dinamiche di quella vicenda.

Riflettendo su quegli anni, Mauri ammette di essere stato “leggero con certe amicizie” e che quell’errore gli ha insegnato a distinguere chi gli vuole veramente bene, ringraziando apertamente i tifosi della Lazio e la società che non lo hanno mai abbandonato.
Una carriera da protagonista: dalla Brianza alla Lazio
Stefano Mauri ha iniziato la sua carriera calcistica nelle giovanili del Monza, per poi passare a club come Brugherio e Meda, dove si è fatto notare con ottime prestazioni in Serie C e Serie B. Il debutto in Serie A avviene con il Modena nel 2002, squadra con la quale ottiene anche la promozione nel massimo campionato. Successivamente, Mauri si trasferisce al Brescia, dove gioca accanto a Roberto Baggio, e poi all’Udinese, contribuendo a una storica qualificazione in Champions League.
Nel 2006 arriva il passaggio decisivo alla Lazio, che lo acquista prima in prestito e poi a titolo definitivo. Qui Mauri si afferma come uno dei centrocampisti più versatili e determinanti del campionato italiano, capace di ricoprire ruoli dal trequartista all’esterno offensivo e di essere un rigorista affidabile. Dal 2013 diventa capitano della squadra biancoceleste, guidandola alla vittoria della Coppa Italia nel 2013 contro la Roma, un trofeo che definisce “magico”.
Tra i momenti più memorabili della sua carriera rimangono il gol in rovesciata contro il Napoli nell’aprile 2012 e le sue prestazioni nei derby contro la Roma, dove ha segnato più volte e dimostrato grande temperamento. Mauri ricorda con affetto compagni di squadra come Tommaso Rocchi, Valon Behrami, Cristian Brocchi e Miroslav Klose, sottolineando la loro professionalità e l’importanza dell’atteggiamento in campo.
Stefano Mauri e il ruolo di procuratore sportivo
Dopo aver concluso la carriera da calciatore nel 2017, Mauri ha intrapreso un percorso come procuratore sportivo e opinionista, mantenendo un legame stretto con il mondo del calcio. Oggi si dedica anche allo studio per diventare agente sportivo, collaborando con professionisti come Lodovico Spinosi. La sua esperienza sul campo e fuori dal campo gli conferisce una visione a tutto tondo del calcio contemporaneo, arricchita da una consapevolezza maturata attraverso le difficoltà vissute.
La sua vicenda rimane un monito sul valore della perseveranza e della capacità di rialzarsi, come simboleggiato anche dal tatuaggio della carpa sul polpaccio, scelto vent’anni fa e divenuto per lui emblema di superamento delle avversità.
L’ex centrocampista ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della Lazio e nel cuore dei tifosi laziali, che continuano a riconoscerlo come un simbolo di dedizione e attaccamento alla maglia.






