Milano, 6 agosto 2025 – L’intervista esclusiva a Matteo Materazzi, procuratore sportivo di 49 anni, si fa portavoce di una battaglia personale e struggente: la convivenza con la SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica), una malattia degenerativa che gli lascia poco tempo ma non spegne il desiderio di vivere. In questo racconto a cuore aperto, Matteo svela come affronta il presente, le sue speranze e il rapporto complesso con il fratello Marco Materazzi, ex calciatore e campione del mondo nel 2006.
Matteo Materazzi: la sfida quotidiana contro la SLA
Matteo Materazzi, noto procuratore di calciatori, ha dichiarato con forza: “Con la mia malattia è vietato sperare, ma io voglio vivere”. La SLA, patologia che colpisce progressivamente i motoneuroni, compromette gravemente la mobilità e la qualità della vita. Matteo racconta come la notte, nel silenzio della sua stanza, sogna ancora di correre, un gesto apparentemente semplice che oggi rappresenta per lui un desiderio profondo e struggente.
Nonostante la diagnosi e la consapevolezza del poco tempo a disposizione, Matteo mantiene un’attenzione particolare verso chi, come lui, affronta sfide simili ma con minori risorse. “Penso a chi non può permettersi le spese per rendere sostenibile la sua quotidianità”, afferma, sottolineando l’importanza di un supporto concreto e diffuso per le persone affette da malattie neurodegenerative.
Il legame fraterno con Marco: tra litigi e affetto ritrovato
Nel corso dell’intervista, Matteo si apre anche sul rapporto con suo fratello Marco Materazzi, ex giocatore tra le altre dell’Inter e uno dei protagonisti della vittoria del Mondiale 2006 con la nazionale italiana. Marco, nato a Lecce nel 1973, ha lasciato un segno indelebile nel calcio italiano e mondiale, con un palmarès che include cinque scudetti consecutivi con i nerazzurri, una UEFA Champions League e la Coppa del Mondo per club FIFA nel 2010.
Matteo ricorda: “Abbiamo litigato per sciocchezze, adesso proviamo a recuperare il tempo perso”. Il loro legame, messo alla prova da incomprensioni e distanze, sta lentamente rinsaldandosi.
Le parole di Matteo ci ricordano quanto sia importante non perdere mai la speranza e continuare a vivere con dignità, mentre il racconto su Marco mette in luce il valore dello sport e dell’impegno umano nel superare le avversità.





