Il presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), Gabriele Gravina, ha espresso oggi un netto giudizio riguardo alla delicata situazione che coinvolge la partita di qualificazione ai Mondiali tra Italia e Israele. Nel corso della cerimonia del premio Prisco, tenutasi al teatro Marrucino di Chieti, Gravina ha sottolineato l’importanza di disputare regolarmente l’incontro.
Gravina: “Sarebbe un errore madornale non giocare Italia-Israele”
“Sarebbe un errore madornale pensare di non disputare la partita con Israele, perdendo e non andando ai Mondiali”, ha dichiarato il presidente FIGC. Secondo Gravina, rinunciare a questa sfida significherebbe addirittura favorire gli avversari israeliani nel percorso di qualificazione. La sua posizione è chiara: lo sport deve mantenere la propria autonomia e responsabilità anche in momenti complessi dal punto di vista politico.
Rispondendo a una domanda sulla situazione nella Striscia di Gaza, il dirigente abruzzese ha evidenziato come la responsabilità politica non spetti al mondo dello sport, pur riconoscendo il grande impegno del calcio italiano nel sostenere iniziative umanitarie attraverso progetti dedicati ai bambini attivati dalla fondazione UEFA.
Impegno sociale e denuncia civile
Gravina si è detto profondamente colpito dalle immagini drammatiche provenienti dalla regione mediorientale: “La mia è una indignazione assoluta come uomo rispetto a tutto quello che stiamo vedendo”, ha affermato con amarezza. Tuttavia, egli ritiene che le istituzioni politiche debbano assumersi le proprie responsabilità per affrontare questa crisi umanitaria.
Il presidente FIGC ricopre questo ruolo dal 2018 ed è stato recentemente confermato fino al 2028 con oltre il 98% dei voti favorevoli. Con una lunga esperienza dirigenziale alle spalle – tra cui la presidenza della Lega Pro e numerosi incarichi nell’ambito delle nazionali giovanili –, Gravina rappresenta uno dei volti più autorevoli del calcio italiano contemporaneo.
In questo contesto complesso si inserisce dunque anche la gestione delle partite internazionali cruciali per le qualificazioni mondiali; secondo lui evitare lo scontro sportivo sarebbe un grave passo falso sia sul piano tecnico sia su quello etico-sportivo.






