A 37 anni Josip Ilicic gioca ancora. Lo fa nel Koper, squadra del massimo campionato sloveno, a pochi chilometri dal mare Adriatico. Il genio malinconico che ha incantato la Serie A con Palermo, Fiorentina e Atalanta non ha ancora chiuso il capitolo con il pallone. “Smettere? Ci ho pensato – confessa alla Gazzetta dello Sport – ma conosco il direttore e il presidente da 25 anni. Quando mi hanno chiesto una mano, ho accettato. In fondo, i miei colpi sono nati su queste strade”. Un ritorno alle origini, dopo le tre stagioni al Maribor, dove si era rifugiato nel 2022, quando le ombre della depressione lo avevano costretto a lasciare Bergamo e il calcio di vertice. Un periodo in cui il talento e la fragilità di Ilicic si sono intrecciati in un racconto umano prima ancora che sportivo.
Ilicic: “Le voci sul tradimento? Falso. Mia moglie ha sofferto più di me”
Nel momento più buio della sua carriera, attorno a Ilicic si scatenò un vortice di voci e illazioni. C’era chi attribuiva la sua crisi a un presunto tradimento della moglie, Tina Polovina.
“Dicevano che mi avesse tradito. Falso – spiega oggi per la prima volta –. Ma si può davvero pensare che avrei trovato mia moglie con un altro? Lei ha ricevuto insulti terribili. Non ho smentito allora, perché mi avrebbero chiesto cosa avessi davvero, perché non fossi più io. Ma chi mi è vicino conosceva la verità”.
La verità, dice Ilicic, è che la pandemia ha rappresentato lo spartiacque: “Ero chiuso in casa, lontano dalla mia famiglia. Quarantadue giorni a Bergamo, mentre fuori sfilavano le bare sui camion militari. Un’immagine che non dimenticherò mai. In Slovenia il Covid sembrava non esistere, ma lì, a Bergamo, era l’inferno. Non stavo bene. E i soldi, i contratti, non contavano più nulla”.
Ilicic confessa i motivi della depressione: “La pandemia mi ha distrutto. Ma il calcio mi ha salvato”
Il trequartista sloveno racconta senza filtri come la depressione si sia insinuata silenziosamente: “Non sapevo se sarei tornato a giocare. Quando resti chiuso in casa, inizi a pensare troppo. La testa ti porta dove non vuoi andare. È stato il periodo più difficile della mia vita”.
Un dolore che arriva dopo altri colpi durissimi, come la morte di Davide Astori, suo ex compagno ai tempi della Fiorentina: “Quel giorno mi si è spezzato qualcosa. È un ricordo che non mi abbandona”.
Atalanta, un amore vero: “Pensavo si fossero dimenticati di me”
Nonostante tutto, Bergamo resta casa. “Gasperini mi ha cambiato la vita – racconta – Mi ha spinto oltre i miei limiti. Con lui ho vissuto il calcio più bello”.
Quando nel 2023 la delegazione dell’Atalanta lo ha raggiunto a Maribor, Ilicic si è commosso: “Pensavo che si fossero dimenticati di me. Poi, nel 2024, quando sono andato a vedere Atalanta-Real Madrid, ho sentito i tifosi cantare il mio nome. Con quel gruppo siamo ancora in contatto, anche se siamo sparsi per il mondo”.
Il motivo dell’addio? “I tendini, il peso, il corpo che non rispondeva più. Nel 2022 mi cercò anche il Siviglia, ma non ce la facevo. Così sono tornato a casa”.
La ferita con Firenze: “Con i tifosi ho chiuso”
Ben diverso, invece, il ricordo di Firenze.
“Mi dispiace dirlo, ma coi fiorentini ho chiuso – ammette – Mi hanno criticato quando ero il miglior marcatore e assistman. Dicevano che ero scarso, ma siamo arrivati quarti e non bastava. Nemmeno una semifinale di Europa League bastava. Ho dato tanto, ma non è stato capito”.
Josip Ilicic: un talento fragile, ma ancora vivo
Oggi, sulle coste dell’Istria, Ilicic gioca per passione. Non per riscatto, né per nostalgia. “Il calcio è casa mia – dice – Mi ha ferito, ma anche guarito. Ogni volta che tocco il pallone, ricordo perché ho iniziato”.
Un genio ritrovato, con qualche ruga in più, ma ancora capace di accendere la luce. Anche dopo il buio.






