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Home Calcio

Il lungo addio di Federico Chiesa alla Nazionale: ma perché non vuole tornare?

Il mistero dietro Federico Chiesa, uno dei giocatori simbolo, e più forti, della Nazionale che non gioca una partita con gli Azzurri da più di un anno

by Marco Viscomi
11 Novembre 2025
Federico Chiesa in maglia Azzurra

Federico Chiesa | Instagram - @fedexchiesa

Firenze, 11 novembre 2025 – Federico Chiesa, 28 anni, 51 presenze e 7 gol in Nazionale, resta uno dei simboli più luminosi dell’Italia campione d’Europa nel 2021. Ma la sua ultima apparizione in maglia azzurra risale ormai al 29 giugno 2024, il giorno della sconfitta con la Svizzera agli ottavi dell’Europeo tedesco. Da allora, silenzio. A più di sedici mesi di distanza, l’attaccante del Liverpool sembra ancora lontano dal ritorno in Nazionale, e non per una scelta tecnica.

Federico Chiesa, un talento che non si sente pronto

A chiarirlo è stato lo stesso commissario tecnico Gennaro Gattuso, che ha raccontato apertamente la situazione: “Io parlo spesso con lui e bisogna rispettare le scelte, le problematiche che ognuno di noi ha. So bene che cosa ci diciamo, devo rispettare ciò che mi dice. Altro non posso dire, ma la verità è questa“. E alla domanda se la decisione dipendesse più dal giocatore che dal ct, la risposta è arrivata secca: “Sì, sì, è di facile lettura“.

La verità, dunque, è che Federico Chiesa non si sente ancora pronto a tornare a vestire la maglia azzurra. Il suo percorso al Liverpool, iniziato tra molte aspettative, non ha ancora trovato la continuità che tutti si attendevano. Dopo una prima stagione ai margini, la seconda era cominciata con premesse più incoraggianti, ma i numeri restano modesti: 8 presenze in Premier League con 2 gol e 1 assist, 2 apparizioni in Champions League (dove è stato reinserito in lista dopo l’infortunio di Leoni), per un totale di 164 minuti in campo più 180 in Coppa di Lega, dove ha servito due assist.

L’ex stella della Fiorentina e della Juventus, l’ala imprendibile che aveva incendiato Wembley tre anni fa, si porta ancora dietro le ombre del grave infortunio al ginocchio subito nel gennaio 2022. Dal punto di vista fisico è recuperato, ma sul piano psicologico qualcosa sembra essersi inceppato. Per due volte, a settembre e a ottobre, Chiesa ha comunicato personalmente a Gattuso di non sentirsi pronto a rientrare. Il commissario tecnico ha rispettato la scelta, anche a novembre. Ma il tempo passa, e i play-off per la qualificazione al Mondiale si avvicinano. Le esitazioni del giocatore rischiano di tenerlo fuori da una Nazionale che avrebbe ancora bisogno del suo talento.

Federico Chiesa
Federico Chiesa in maglia Liverpool | Instagram – @fedexchiesa

Fragilità e concorrenza

La situazione di Federico Chiesa è delicata, e Gattuso lo sa bene. Le sue parole, misurate ma cariche di comprensione, fanno capire che il ct rispetta una fragilità personale che va oltre il campo. L’insicurezza del giocatore può essere legata anche al contesto nel quale si trova: un club come il Liverpool, dove la concorrenza è durissima e le aspettative altissime. Salah, Isak, Ekitiké, Gakpo, Szoboszlai, Wirtz: la batteria offensiva di Slot racconta da sola la difficoltà di ritagliarsi spazio.

La Premier League, lo ammette lo stesso Gattuso, è un mondo a parte: “Lì si fa un altro sport, parliamoci chiaro: per i soldi che girano e per i calciatori che ci sono“. Il ritmo più alto del campionato inglese è anche conseguenza di un’impostazione tattica più aperta, ma non per questo — precisa il ct — la Serie A è inferiore sul piano tecnico: “Non è affatto vero che in Italia la qualità sia più bassa, è che gli spazi sono più chiusi e questo rallenta il gioco“.

E poi c’è una questione spesso fraintesa: quella del calendario. Se in Inghilterra si gioca tanto, è anche vero che i club concedono ai giocatori un giorno o un giorno e mezzo di totale riposo a settimana, diversamente da quanto avviene in Italia. A fine stagione, la differenza può arrivare o superare i 40 giorni. Recuperare meglio, spiega Gattuso, significa anche poter mantenere ritmi di gioco più alti.

L’Italia guarda alla Premier

Proprio dallo studio di questi aspetti nasce la scelta di Gattuso e del suo staff di adattare il più possibile la preparazione della Nazionale ai modelli inglesi. Nessuno stress, spiega il ct: mezza giornata di riposo in più prima di arrivare a Coverciano, sedute tattiche ridotte all’essenziale, e lavoro concentrato sulla fase difensiva — quella che da mesi rappresenta il punto debole degli azzurri.

Il confronto con la Premier è costante, anche per la crescente presenza di italiani che vi giocano: da Donnarumma a Tonali, fino a Calafiori. Mancano ormai quattro mesi ai probabili play-off di marzo per accedere al Mondiale, dato che le ultime due gare del girone di qualificazione — il 13 novembre in Moldova e il 16 a Milano contro la Norvegia — difficilmente permetteranno all’Italia di chiudere al primo posto.

Il piano di Gattuso (anche su Federico Chiesa)

Per questo Gattuso sta già costruendo un piano preciso. Vorrebbe organizzare uno stage il 10 e 11 febbraio, ma sa che dovrà trovare anche altri modi per mantenere vivo lo spirito di gruppo nei mesi invernali. L’idea è quella di organizzare delle cene in diverse zone d’Italia, in base ai club dei giocatori: “Ma una la faremo a Londra“, rivela il ct. Un chiaro riferimento all’importanza del legame con gli azzurri che militano in Premier League. E, naturalmente, un implicito invito a Federico Chiesa, che proprio lì gioca.

Nel frattempo, il lavoro prosegue. Il piano play-off è già iniziato con un incontro tra Gattuso, i preparatori atletici e il capo area Di Salvo. Le prossime due partite saranno anche un banco di prova per testare diverse soluzioni. Tonali sarà schierato solo in Moldova, perché diffidato: “Non possiamo rischiare di perdere per la semifinale di play-off un pilastro come lui“.

A Chisinau, nel 4-4-2, giocheranno in gran parte i cambi, mentre a Milano, nel 3-5-2, scenderanno in campo i titolari. Il dubbio principale riguarda l’attacco, vista l’assenza per infortunio di Kean. Retegui è sicuro del posto, ma resta da capire chi lo affiancherà. Pio Esposito è il favorito per la sfida con la Norvegia; Scamacca, appena rientrato, è ancora a corto di minuti; Raspadori è il candidato naturale per la Moldova, anche se una pallonata al gluteo lo ha costretto a interrompere l’allenamento.

La situazione offensiva, insomma, non è semplice. Retegui segna nel campionato saudita con l’Al Qadsiah, Raspadori gioca poco nell’Atletico Madrid, Pio Esposito è una riserva nell’Inter, e Scamacca sta solo ora ritrovando spazio nell’Atalanta. In questo contesto, anche Chiesa — se solo lo volesse — avrebbe ancora tutto per tornare protagonista.

Il bivio di Chiesa

Per ora, però, la sua strada sembra un’altra. Le parole di Gattuso lasciano trasparire rispetto e affetto, ma anche una certa amarezza. Il ct non forza la mano, ma il tempo stringe. Il Mondiale si avvicina, la Nazionale cerca certezze, e il talento che aveva acceso l’Europeo di Wembley è ancora fermo a metà del guado.

Federico Chiesa resta un patrimonio del calcio italiano, un giocatore che a 28 anni potrebbe essere nel pieno della maturità. Ma la sua rinascita, oggi, passa prima di tutto da una decisione personale: ritrovare la fiducia per tornare a essere protagonista, in campo e in azzurro. Perché, come ha detto Gattuso, “la scelta è del giocatore“. E solo lui può scrivere il prossimo capitolo della sua storia.

Tags: Federico ChiesaGennaro GattusoNazionale Italiana

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