Roma, 3 settembre 2025 – Nel corso di un’intervista esclusiva a Politico USA, Aleksander Ceferin, presidente della UEFA, ha affrontato temi delicati legati all’intersezione tra calcio internazionale e dinamiche politiche globali, con particolare riferimento alle competizioni che coinvolgono squadre e atleti provenienti da aree di conflitto.
La posizione della UEFA sulle squadre russe e israeliane nelle competizioni
Interrogato sull’eventualità di un ritorno dei club e delle nazionali russe nelle competizioni UEFA, Čeferin ha sottolineato con fermezza che l’elemento imprescindibile per una riammessione è la fine del conflitto: “La guerra deve finire. Abbiamo tentato di reintegrare le squadre giovanili russe, ma le pressioni politiche sono state fortissime, tanto da bloccare ogni iniziativa.” Il presidente ha evidenziato che la sospensione delle squadre russe dura da oltre tre anni e mezzo, senza che la situazione bellica si sia risolta, e si è mostrato scettico sulla possibilità di una rapida revoca del provvedimento.
Diversamente, riguardo ai club israeliani, coinvolti nella recente escalation di violenze nella Striscia di Gaza, Ceferin ha escluso l’ipotesi di un’esclusione dalle competizioni UEFA. Pur manifestando profondo dolore per le vittime civili, ha dichiarato: “Non sono favorevole alla squalifica degli atleti, perché è difficile immaginare che possano influenzare le decisioni del proprio governo. La situazione è diversa rispetto alla Russia, e la pressione politica si è spostata più sulla società civile che sugli uomini di governo.”
UEFA, politica e sport: il caso Ungheria e il divieto di messaggi politici negli stadi
Riguardo alla scelta di Budapest come sede della prossima finale di Champions League, nonostante le tensioni politiche legate ai rapporti tra il primo ministro Viktor Orbán e la Russia, Čeferin ha ribadito la neutralità sportiva della UEFA: “Se dovessimo escludere Paesi per motivi politici, saremmo diventati un’organizzazione politica. L’Ungheria è un membro UEFA e ha investito molto nelle infrastrutture sportive, più di altri governi che parlano ma non agiscono.”
Sull’utilizzo degli stadi come palcoscenico per messaggi politici, il presidente ha difeso la posizione della federazione: “Non consideriamo messaggi come ‘Smettete di uccidere i bambini’ come politici, ma come richieste umanitarie e morali.“ Ha inoltre ricordato l’impegno della Fondazione UEFA per i bambini nel promuovere progetti umanitari a livello globale, ribadendo la responsabilità sociale del calcio.






