Napoli, 16 dicembre 2025 – A quasi sette mila chilometri dalla sua città natale, Fabio Cannavaro si prepara a guidare l’Uzbekistan nel suo esordio assoluto al prossimo Mondiale 2026. L’ex campione del mondo e Pallone d’Oro 2006, ora commissario tecnico della nazionale centro-asiatica, riflette sul suo percorso da allenatore e sulle sfide che attendono l’Italia di Gattuso, che lo aspetta proprio nella fase finale del torneo. Tra rimpianti, ambizioni e un pizzico di ironia, Cannavaro si racconta con la consueta sincerità.
Cannavaro e l’Italia: un legame complicato
Nonostante il prestigio della sua carriera da calciatore – con 136 presenze e il ruolo di capitano azzurro per otto anni, culminati nella vittoria del Mondiale 2006 – per Cannavaro la chiamata della nazionale italiana da allenatore tarda ad arrivare. «Se l’Italia non mi chiama – ammette – significa che devo ancora lavorare. Forse sconto la mia storia, mi vedono più come uomo immagine che come tecnico. Ma io mi rimetto in gioco, come ho sempre fatto».
Dopo aver salvato l’Udinese in Serie A in sole cinque giornate due stagioni fa, nonostante l’impresa non gli abbia garantito la conferma, Cannavaro riflette sulle difficoltà che gli ex calciatori incontrano nel farsi riconoscere come allenatori: «Non esistono altre risposte se non quella di continuare a lavorare. Io mi butto nel fuoco».
Sul fronte dell’Italia, Cannavaro segue con interesse la gestione di Gattuso, definito un tecnico che «non è solo grinta e forza, ma un ct che sa di tattica, ha esperienza, studia e sa creare il gruppo». E non manca una battuta affettuosa: «Così anche lui potrà mettere la gelatina ai capelli, come ho fatto io».
Il rimpianto più grande e le scelte da tecnico
Tra i rimpianti più sentiti dall’ex difensore c’è quello di non essere mai approdato alla Roma insieme al suo grande amico Francesco Totti: «Non essere andato alla Roma con Totti è il rimpianto più grande della mia carriera da calciatore».
Da allenatore, Cannavaro si definisce un osservatore attento delle nuove leve, citando le squadre guidate da De Rossi, Grosso e Gilardino, e riconoscendo in Gasperini una sorta di “maestro” comune: «Siamo tutti un po’ figli di Gasperini, soprattutto nel modo di approcciare l’uomo su uomo».
Cannavaro non manca di esprimere la sua ammirazione per Luciano Spalletti, attuale tecnico della Juventus: «Impazzisco per Spalletti, è il più preparato tra gli allenatori italiani. Allegri è un maestro, anche di comunicazione». Tuttavia, resta critico sulla gestione della Nazionale da parte di Spalletti, sottolineando come «la Nazionale non si allena come un club» e che avrebbe meritato una gestione più snella.
Il Mondiale e le previsioni
Con l’Uzbekistan pronto a calcare per la prima volta il palcoscenico iridato, Cannavaro si mostra fiducioso: «Siamo una squadra tosta, gente dura che non si arrende mai, proprio come me. Sarà difficile per tutti affrontarci».
Sull’Italia, invece, l’ex difensore non nasconde la preoccupazione per il momento difficile: «Se non andassero al Mondiale sarebbe un disastro, un’umiliazione. L’Italia è passata dal “uau” al “mamma mia”, ed è assurdo. Nel mondo siamo sempre considerati i migliori, quindi bisogna andarci assolutamente».
Cannavaro si sbilancia anche nelle previsioni sui vincitori: «Il Brasile vincerà il Mondiale. Per lo scudetto, invece, dico l’Inter, che ha la rosa più forte. Per la Champions League spero nell’Arsenal».






