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Domina la TV, insediata dal Web con sempre meno carta stampata

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Il panorama dei media italiani nell’era di internet

L’universo dei media italiani appare ancora caratterizzato dal ruolo dominante della televisione, ma il predominio televisivo è insediato dal web, grazie anche ai social network che veicolano i contenuti online. Contenuti non solo testuali ma anche video. Rispetto ad altri paesi europei, i cittadini italiani trascorrono gran parte del tempo a guardare lo schermo televisivo per informarsi, mentre la diffusione della stampa rimane piuttosto bassa, con dati in calo ogni anno. I media italiani sono stati fortemente influenzati dalla crisi economica del 2008, una delle peggiori crisi internazionali dalla Seconda Guerra Mondiale a oggi. Ha fortemente trasformato il sistema dei media, influendo principalmente sulla stampa e mettendo a rischio il futuro del giornalismo ‘tradizionale’.
Sono stati due i fattori che hanno avuto un peso specifico sulla crisi della stampa, amplificando la crisi economica: la larga diffusione di internet, che con blog e riviste online ha creato un nuovo modo per condividere articoli e conoscenze, e il crollo della pubblicità che ha portato a una diminuzione degli sponsor e dei budget da investire. Di conseguenza le aziende hanno aumentato i pensionamenti anticipati e diminuito il numero di dipendenti assunti a tempo indeterminato.
La crisi strutturale del giornalismo tradizionale ha reso evidente la necessità di creare un nuovo modello basato sui media digitali, ma la strada è ancora lunga. Social network come Facebook e Twitter hanno cambiato il modo in cui le notizie testuali vengono trovate e lette. Facebook, ad esempio, è diventato una delle fonti principali di notizie per chi cerca informazioni su politica e governo usando il web. Un altro fenomeno da considerare su internet è l’esposizione accidentale alle notizie, ovvero quando il lettore ‘inciampa’ sulle notizie sui social network mentre è impegnato in altre attività online. Sono tutti fattori di cui le testate editoriali devono tenere conto per rimanere competitive e ‘catturare’ nuovi lettori.
Anche per quanto riguarda il videogiornalismo la situazione è radicalmente cambiata negli ultimi dieci anni, soprattutto in virtù di due aspetti: l’avvento degli smartphone, che hanno reso chiunque ne sia in possesso un potenziale reporter, e la diffusione di piattaforme video come YouTube in grado di fare concorrenza ai grandi network televisivi. La sfida da vincere, per non soccombere e non rimanere travolti dai nuovi meccanismi editoriali, risiede nel restare aggiornati senza perdere la propria identità: padroneggiare i nuovi sistemi di condivisione e diffusione delle notizie mantenendo una proposta giornalistica chiara e soprattutto credibile.

 

I volti noti

In un panorama così eterogeneo e frastagliato a emergere è il giornalista che più degli altri è in grado di gestire contemporaneamente diversi linguaggi, alternando la scrittura di articoli con altri mezzi espressivi. La figura del giornalista specializzato in un solo mezzo, per esempio carta stampata, radio o televisione, viene meno, lasciando il posto a una figura professionale capace di padroneggiare più strumenti comunicativi, declinando il messaggio a seconda del mezzo. Una delle personalità che meglio hanno incarnato la figura di giornalista a tutto tondo è Roberto Saviano. Dopo il successo del libro Gomorra, già un esempio di contaminazione di stili diversi, ha continuato la sua attività giornalistica alternando la scrittura di articoli con monologhi televisivi, interviste video e interventi sui social network. Proprio grazie all’uso mirato e consapevole dei social media, Saviano è riuscito a costruire un ampio spazio di dibattito intorno alle sue opinioni. Scritti da fan o haters, sotto i suoi post di Facebook (la cui pagina conta più di due milioni e mezzo di follower) si possono leggere migliaia di commenti su temi di attualità o avvenimenti politici, a differenza delle pagine delle testate giornalistiche, a volte tristemente vuote.
Saviano è anche uno dei più abili utilizzatori di una tecnica di racconto molto in voga negli ultimi anni: lo storytelling. È una sorta di reazione al bombardamento di informazioni a cui ogni giorno il lettore di notizie è soggetto. Bombardamento amplificato da internet e che porta a un atteggiamento ‘usa e getta’: una volta appreso cosa è successo in sintesi, il racconto della notizia non viene approfondito ma abbandonato. Con lo storytelling avviene l’opposto: la narrazione viene dilatata e approfondita. Intorno alla notizia viene costruita una storia. È una tecnica che ha avuto larga fortuna in ambito sportivo. Parallelamente ai quotidiani e alle televisioni che in modo costante riportano le notizie, si è affermata una nicchia giornalistica costituita da professionisti che, prendendo spunto da una notizia, ripercorrono a ritroso le gesta dell’atleta o la storia di una competizione. Tra i più abili a padroneggiare questa tecnica c’è Federico Buffa, definito dal critico televisivo Aldo Grasso un “formidabile narratore”. Diventato celebre come giornalista del piccolo schermo, come Saviano ha utilizzato diversi mezzi espressivi, mantenendo uno stile avvolgente ed emotivo, più vicino a quello di un romanziere che a quello di un giornalista. Anche internet ha contribuito alla sua fortuna, grazie alla diffusione dei suoi video sulle piattaforme digitali e delle sue frasi sui social network.

La capacità di padroneggiare diversi mezzi espressivi è stato il tratto distintivo che ha permesso ad alcuni giornalisti di distinguersi e imporsi nel dibattito pubblico in campi diversi come la politica e lo sport. La personalità ha fatto la differenza: mezzi diversi, ma stile unico. C’è però da considerare anche il rovescio della medaglia. La ricerca di uno stile unico, in contrasto con lo stile asciutto e impersonale praticato dal giornalismo ‘tradizionale’, ha portato spesso i giornalisti a costruire una sorta di alter ego di se stessi, un personaggio costruito da portare avanti per distinguersi dagli altri: per esempio ‘il provocatore’, ‘il militante’, ‘il bacchettone’. Nella categoria de ‘gli scorretti’ si può inserire Giuseppe Cruciani, giornalista principalmente radiofonico (ma ha anche lavorato in televisione e scritto libri) che contamina il suo linguaggio con elementi satirici e grotteschi. Nel programma da lui ideato e condotto su Radio24, ‘La Zanzara’ tratta in modo spregiudicato, irriverente e politicamente scorretto argomenti di attualità, muovendosi in un territorio spesso più vicino alla satira che all’informazione e sfociando in invettive contro esponenti politici o televisivi.

di Matteo Bruzzese / 2di3

Matteo Bruzzese

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