AOSTA, 20 dicembre 2025 – La vetta del Monte Bianco non è più quella che si studiava sui libri di geografia: la sua quota è passata da 4.810 metri a 4.807,3 metri, con una tendenza al ribasso destinata a proseguire a causa dello scioglimento della calotta di ghiaccio che la ricopre. Un segnale evidente degli effetti del riscaldamento globale che raggiunge anche le altitudini più elevate, ritenute fino a poco tempo fa al riparo dai cambiamenti climatici.

Rilievi scientifici e dati aggiornati
L’allarme arriva dai ricercatori della Fondazione Montagna Sicura di Courmayeur, che hanno elaborato i dati raccolti durante la missione scientifica italo-francese condotta con il Laboratoire Edytem dell’Université de Savoie Mont-Blanc in occasione dell’Anno Internazionale della Conservazione dei Ghiacciai. Attraverso l’uso combinato di droni, telerilevamento e georadar, è stato possibile definire lo “stato zero” della cima più alta d’Europa, misurando con precisione la quota massima e lo spessore del ghiaccio, che varia tra i 20 e i 25 metri.
Il rilievo ha rilevato la sommità in roccia al di sotto della calotta a circa 4.786 metri, dati essenziali per monitorare l’evoluzione e i cambiamenti climatici in alta quota. Fabrizio Troilo, coordinatore della ricerca della Fondazione Montagna Sicura, sottolinea come il progetto non si limiti a misurare la quota, ma miri a ricostruire l’intero ambiente che circonda la cima per seguirne le trasformazioni nel tempo.
Il segnale del cambiamento climatico
Secondo Troilo, la serie storica delle misurazioni mostra variazioni irregolari ma suggerisce l’avvio di un trend di graduale diminuzione dell’altezza della vetta. Il fatto che il clima stia modificando anche ambienti così estremi «fa riflettere sull’entità del cambiamento che stiamo vivendo» e sull’urgenza di trovare soluzioni future per contrastare gli effetti del riscaldamento globale.
La Fondazione Montagna Sicura, attiva in numerosi progetti di ricerca e conservazione, continua a monitorare con rigore scientifico la situazione, fornendo dati preziosi per comprendere i mutamenti ambientali e per sensibilizzare la società sull’importanza di preservare le montagne per le generazioni future.

