Padova, 8 settembre 2025 – La Marmolada, “Regina delle Dolomiti” e simbolo delle montagne italiane, continua a perdere terreno sotto il peso del cambiamento climatico. La nuova campagna glaciologica partecipata, promossa dal Museo di Geografia dell’Università di Padova in collaborazione con importanti enti scientifici, conferma un arretramento medio del ghiacciaio di circa 7 metri rispetto al 2024, accompagnato da un progressivo assottigliamento e da un aumento della superficie detritica. A tracciare il quadro è il professor Mauro Varotto, docente di Geografia e coordinatore della campagna, che parla di una necessità impellente di ripensare il futuro della montagna all’insegna della sostenibilità.
Una montagna simbolo in bilico tra sviluppo e sostenibilità
La Marmolada, oltre ad essere la cima più alta delle Dolomiti con i suoi 3.343 metri di Punta Penia, è stata storicamente una pioniera dell’industria dello sci. Fin dal 1947, quando furono installati i primi impianti di risalita in Italia, questa montagna è stata simbolo di un modello di sviluppo turistico fortemente orientato allo sci di massa. Tuttavia, come sottolinea Varotto, la lezione che ci arriva da questo ghiacciaio è chiara: “oggi forse dovrebbe essere la pioniera di una visione diversa per il futuro, che sia più sostenibile, coerente e sensata per le nostre montagne”.
Nonostante un’estate con fasi di temperature relativamente fresche e nevicate tardive, il ghiacciaio non riesce più a rigenerarsi. La neve invernale è scarsa o arriva troppo tardi per evitare lo scioglimento primaverile, e questo porta a un continuo ritiro del fronte glaciale: solo nella giornata di oggi, sul fronte di Serauta (a 2950 metri), il ritiro è stato tra i 4 e i 12 metri. Oltre alla perdita di superficie, si osserva un calo consistente di volume e l’espansione di aree rocciose e detriti, segnali inequivocabili dello stato di sofferenza del ghiacciaio.
L’impatto delle pratiche sciistiche e la sfida della conservazione
L’utilizzo di teli in polipropilene per preservare la neve sulle piste da sci è una pratica ormai diffusa, ma non sufficiente a salvare il ghiacciaio. Varotto evidenzia come questi materiali plastici, che lasciano residui sull’ambiente, mantengano solo la neve d’annata sulla pista, senza incidere sulla salute complessiva del ghiacciaio. A questo si aggiunge l’uso sempre più frequente di cannoni per la neve artificiale, che richiedono risorse energetiche elevate e impattano pesantemente sulla criosfera e sul paesaggio naturale.
La Campagna Glaciologica Partecipata, che coinvolge l’Università di Padova, il Comitato Glaciologico Italiano, il Centro Valanghe di Arabba (ARPAV) e il CAI, si propone non solo di monitorare costantemente lo stato della Marmolada, ma anche di sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni verso un modello di turismo e gestione della montagna più rispettoso dell’ambiente. L’evento “Climbing for Climate” del 7 e 8 settembre 2024 ha rappresentato un momento importante per questo impegno, con escursioni guidate, seminari e la presentazione del documento “Un’Altra Marmolada – Quando il ghiacciaio non ci sarà più”, che invita a ripensare l’uso e la fruizione delle alte quote.
Il contributo scientifico di Alberto Lanzavecchia e Mauro Valt ha poi evidenziato come i dati raccolti siano fondamentali per aggiornare i modelli predittivi sul ritiro glaciale, con importanti ricadute sulla gestione della risorsa idrica e sulla sicurezza del territorio montano.






