Entro il 2050, circa 220 milioni di persone che vivono nelle aree urbane rischiano di perdere l’accesso all’acqua corrente, mentre altri 190 milioni potrebbero restare senza sistemi fognari adeguati. A lanciare questo allarme è uno studio pubblicato sulla rivista Nature Cities, frutto della collaborazione tra il Complexity Science Hub di Vienna e la Banca Mondiale, che ha analizzato oltre 100 città in Asia, Africa e America Latina.
Crescita urbana e crisi idrica: le sfide delle metropoli in espansione
La ricerca evidenzia come la causa principale di questa emergenza sia la crescita incontrollata e orizzontale delle città, fenomeno che rischia di compromettere la pianificazione urbana e l’accesso ai servizi essenziali. Metropoli come Nuova Delhi, Il Cairo e Bogotá già affrontano difficoltà significative: i residenti pagano bollette idriche più alte del 75% rispetto agli abitanti dei centri più compatti e hanno un accesso inferiore del 40% alle infrastrutture di base.
Dal punto di vista demografico, le città africane sono particolarmente critiche: la popolazione urbana dovrebbe passare da 550 milioni nel 2018 a quasi 1,5 miliardi entro il 2050, aumentando ulteriormente la pressione sulle risorse idriche e sul sistema di servizi igienico-sanitari.
L’acqua potabile: una risorsa sempre più scarsa e preziosa
Nonostante la Terra sia ricoperta per il 77% d’acqua, meno dell’1% è potabile e accessibile all’uomo. Il restante 3% d’acqua dolce è in gran parte imprigionato nei ghiacciai o sottoterra, e solo una piccola frazione è effettivamente disponibile per il consumo umano. In questo contesto, la tutela delle risorse idriche sotterranee, che forniscono circa il 40% dell’acqua potabile globale, diventa fondamentale.
Oltre un miliardo di persone nel mondo si affidano a fonti d’acqua a rischio, mentre più di 2,5 miliardi non dispongono di servizi igienici adeguati, con conseguenze sanitarie drammatiche: ogni anno si registrano 4 miliardi di casi di diarrea e 1,7 milioni di morti legate alla mancanza di acqua pulita.
Lo studio sottolinea come sia cruciale orientare la crescita urbana verso modelli più compatti e densamente popolati, evitando l’espansione orizzontale che consuma terreno e aumenta i costi infrastrutturali. Tuttavia, anche le baraccopoli densamente abitate, come Rocinha a Rio de Janeiro, soffrono di gravi carenze nell’accesso ai servizi igienico-sanitari, dimostrando che la densità non è di per sé una soluzione sufficiente.






