Londra, 25 novembre 2025 – Un recente studio condotto dai ricercatori della Queen Mary University di Londra ha rivelato sorprendenti capacità cognitive in uno degli insetti più studiati. il bombo Bombus terrestris, strettamente imparentato con l’ape, ha dimostrato di poter distinguere la durata di segnali visivi luminosi, simili ai simboli del codice Morse, evidenziando così un livello di intelligenza fino ad ora attribuito quasi esclusivamente a vertebrati come gli esseri umani e i macachi.

La scoperta: il bombo impara a leggere il codice Morse
Il team guidato dal dottorando Alex Davidson e dalla professoressa Elisabetta Versace, docente di Psicologia presso la Queen Mary, ha sviluppato un esperimento innovativo per testare la capacità di questi insetti di riconoscere e interpretare segnali luminosi di diversa durata. Nel dettaglio, i ricercatori hanno creato un labirinto dotato di due cerchi lampeggianti: uno emetteva un segnale breve, equivalente al “punto” del codice Morse (lettera E), mentre l’altro un segnale lungo, corrispondente alla “linea” (lettera T).
Ogni bombus veniva addestrato a collegare uno dei due segnali a una ricompensa zuccherina, mentre il segnale opposto era associato a una sostanza amara, respingente per l’insetto. Per evitare che i bombi si orientassero semplicemente in base alla posizione spaziale del segnale, la posizione dei cerchi lampeggianti veniva cambiata ciclicamente durante le prove. Al termine del periodo di addestramento, i bombi sono stati sottoposti a test dove le luci lampeggianti erano presenti senza alcuna ricompensa zuccherina, per verificare se le loro scelte fossero effettivamente basate sulla percezione della durata del segnale.
I risultati sono stati sorprendenti: la maggior parte degli insetti ha scelto correttamente il segnale corrispondente alla durata associata alla ricompensa, dimostrando una capacità di elaborare il tempo visivo e distinguere tra un “punto” e una “linea”, un’abilità finora osservata solo in vertebrati.
Il significato della capacità di elaborare la durata temporale
Alex Davidson ha commentato: «È stato emozionante osservare come i bombi, che nel loro ambiente naturale non incontrano stimoli luminosi di questo tipo, siano riusciti ad apprendere e distinguere tra segnali con diverse durate». Questa capacità di riconoscere la durata di stimoli visivi potrebbe derivare da una funzione adattativa più generale, come il monitoraggio del movimento nello spazio o la comunicazione tra individui.
La professoressa Elisabetta Versace ha sottolineato come questa scoperta apra nuove prospettive nello studio delle capacità cognitive degli insetti: «La durata temporale è una funzione cruciale in molti comportamenti complessi, dalla navigazione alla comunicazione. Scoprire come insetti con sistemi nervosi estremamente ridotti riescano a elaborare queste informazioni ci aiuta a comprendere l’evoluzione di tali capacità».
Implicazioni neuroscientifiche e applicazioni future
Il sistema nervoso del Bombus terrestris è costituito da un “cervello in miniatura”, con dimensioni inferiori a un millimetro cubo, e i meccanismi neurali che permettono questa elaborazione temporale restano in gran parte sconosciuti. I meccanismi noti, come quelli che regolano i ritmi circadiani, sono troppo lenti per spiegare la distinzione tra segnali di durata così breve come i “punti” e “linee” del Morse.
La scoperta suggerisce la possibile presenza di orologi interni più veloci o di specifici circuiti neurali capaci di misurare brevi intervalli temporali, che ora potranno essere studiati proprio grazie alla semplicità relativa del sistema nervoso degli insetti. Questo tipo di ricerca potrebbe avere importanti ricadute anche nel campo dell’intelligenza artificiale, dove la progettazione di reti neurali efficienti e scalabili potrebbe trarre ispirazione dalle soluzioni biologiche adottate da animali con sistemi nervosi estremamente compatti.
Versace evidenzia infatti come la capacità di elaborare la durata temporale negli insetti rappresenti un esempio di soluzione cognitiva complessa supportata da un substrato neurale minimo, il che potrebbe guidare lo sviluppo di algoritmi e sistemi artificiali più performanti e leggeri.
Questa scoperta conferma ulteriormente che l’intelligenza degli insetti non solo è più sofisticata di quanto si pensasse, ma offre anche un modello prezioso per comprendere i principi fondamentali dell’elaborazione temporale e delle funzioni cognitive in generale, aprendo nuove frontiere nella ricerca neuroscientifica comparata.






