Roma, 1 settembre 2025 – Con l’inizio di settembre, la stagione venatoria riapre ufficialmente in 16 regioni italiane a partire da oggi, anticipando la data ufficiale del 21 settembre. Le regioni coinvolte sono Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana e Veneto. Questa “preapertura” ha suscitato forti reazioni da parte delle associazioni animaliste e ambientaliste, che denunciano le conseguenze di un disegno di legge attualmente in discussione in Parlamento.
Caccia, il disegno di legge 1552 e le modifiche alla normativa venatoria
Il disegno di legge 1552, al centro del dibattito parlamentare, propone modifiche sostanziali alla regolamentazione della caccia in Italia. Tra le proposte più controverse vi sono l’estensione della caccia agli uccelli migratori sui valichi montani, l’apertura della caccia nel periodo primaverile, la possibilità di cacciare nelle foreste demaniali finora protette come aree ricreative, la riapertura degli impianti di cattura degli uccelli da richiamo e la riduzione delle aree protette. Inoltre, il ddl prevede l’accesso alle battute di caccia da parte di guardie giurate di supermercati e banche, e l’eliminazione del limite massimo stagionale sulla durata della caccia, attualmente fissato alla prima decade di febbraio.
Le forti proteste delle associazioni animaliste e ambientaliste
Le associazioni come la LAV (Lega Anti Vivisezione), rappresentata da Massimo Vitturi, responsabile nazionale dell’area Animali Selvatici, si sono opposte con vigore a queste novità. Vitturi denuncia un “massacro di animali selvatici” favorito dalla politica, sottolineando come la maggioranza degli italiani sia contraria alla caccia, testimonianza anche di studi Eurispes che indicano il 76% dei cittadini contrari a questa attività. La LAV ha inoltre promosso una raccolta firme con oltre 50mila sottoscrizioni per una proposta di legge popolare volta all’abolizione totale della caccia, definita “crudele, pericolosa e inutile”.
Anche l’ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali) ha espresso preoccupazione, chiedendo un intervento diretto della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, affinché venga rispettato l’articolo 9 della Costituzione, che tutela la biodiversità. L’ente avverte che l’approvazione del ddl potrebbe esporre l’Italia a sanzioni da parte della Corte Europea di Giustizia per violazione delle normative comunitarie ambientali.
Infine, il WWF Italia attraverso il suo responsabile Domenico Aiello ha definito il provvedimento “il peggior attacco mai sferrato alla fauna selvatica italiana”, evidenziando il passaggio da un modello di tutela a uno di mercificazione della natura, con un aumento del potere della lobby venatoria a discapito delle prerogative scientifiche e ambientaliste.
La riapertura anticipata della stagione venatoria e il dibattito parlamentare in corso rappresentano dunque un nodo cruciale nel confronto tra tutela ambientale, diritti degli animali e interessi venatori in Italia.






