San Paolo, 23 luglio 2025 – L’Amazzonia brasiliana sta vivendo un incremento allarmante nel degrado forestale, con un aumento del 163% negli ultimi due anni. Questo fenomeno, meno evidente ma altrettanto preoccupante della deforestazione, è evidenziato da uno studio congiunto dell’Istituto nazionale per la ricerca spaziale (Inpe) e dell’Università di San Paolo, pubblicato sulla rivista Global Change Biology e promosso dalla Fondazione di sostegno alla ricerca dello stato di San Paolo (Fapesp).
L’aumento del degrado forestale in Amazzonia
Tra il 2023 e il 2024, sono stati degradati 25.023 chilometri quadrati di foresta pluviale amazzonica, un’area paragonabile per estensione a quella di Israele. Di questa superficie, il 66% è stato colpito da incendi boschivi, che si sono sviluppati in seguito a condizioni climatiche estreme come siccità prolungate e temperature record, nonché per attività umane quali la combustione agricola e il disboscamento selettivo. Questi fattori, sommati alla scarsità di precipitazioni, hanno indebolito la struttura degli alberi, compromettendo la vitalità e la funzionalità ecologica della foresta rimasta.
Il contesto internazionale e l’importanza della COP30
Il Brasile è chiamato a fronteggiare questa emergenza ambientale mentre si prepara ad ospitare a novembre la COP30, la 30ª Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico, che si terrà a Belém, nel cuore dell’Amazzonia. L’evento rappresenterà un’occasione cruciale per discutere strategie globali di tutela ambientale, rafforzare il multilateralismo e promuovere soluzioni efficaci per la riduzione delle emissioni di gas serra.
La salute dell’Amazzonia, definita il “polmone verde della Terra” per la sua estensione e capacità di assorbire anidride carbonica, è infatti centrale nel dibattito climatico globale. Studi recenti, incluso il monitoraggio satellitare avanzato con missioni come Biomass dell’Agenzia Spaziale Europea, stanno fornendo dati sempre più dettagliati sulla biomassa e sui danni occorsi, sottolineando l’urgenza di una risposta coordinata alla crisi climatica che mette a rischio questo ecosistema vitale.






