Cittadinanza, Velasco: “Sì a “ius tutto” chi è nato in Italia deve essere italiano”
“Trovo profondamente ingiusto che una figlia di migranti quando conviene sia subito italiana”
Sport (Roma ). “Dopo una medaglia è normale se pensare di continuare, un anno è un po’ poco voglio continuare per vedere se riusciamo a vincere ancora e migliora. Chi vince e crede dia ver trovato la verità dura poco. Non ho creato pari opportunità, ho scelto le migliori per ruolo. La pallavolo femminile, per questioni sociali ha ragazzi di origine africane o tedesche o russe. Sono tutte nate in Italia mi sembra assurdo che io possa avere la cittadinanza per una nonna senza aver mai visto l’Italia e non lo possono fare ragazzi che sono nati qui. Questa è una idea di nazione e non di paese a mio avviso superata. Bandiere politiche che si usano anziché prendere nota della realtà. Io ho detto di Egonu che l’avrei sempre difesa sulle questioni razziali, ma nel resto l’avrei trattata come tutti. Lo sport riflette una ingiustizia. Quando conviene i figli di migranti diventano italiani, e lo firmano tutti anche chi è contro. Quando è una semplice figlia di migrante deve aspettare dieci anni. Penso che dovrebbe esistere un “ius tutto” nel mondo di oggi chi è nato in Italia deve essere italiano”. Lo ha dichiarato il commissario tecnico della nazionale di pallavolo femminile Julio Velasco nel Salone d’Onore del Coni che ha ospitato l’undicesima edizione del premio Mecenate dello Sport. (Pasquale Luigi Pellicone/alanews)
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